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Il ciclismo in Lombardia: dalla storia al futuro
L'Atlante storico del ciclismo in Lombardia ha un odore bellissimo. Mentre lo si legge, o anche quando lo si sfoglia soltanto, la tentazione di tuffare il naso in mezzo alle sue pagine è irresistibile, il richiamo di plastiche e colla dolci, di inchiostri che paiono venire da un'altra epoca, simile agli album delle figurine degli anni ‘80. Non si pensa mai all'importanza dell'olfatto quando si realizza un libro, ma gli editori farebbero bene a tenerne conto, per quel suo effetto di attrazione ancestrale. Eppure, questo Atlante non ne ha molto bisogno. Il suo fascino antico sta tutto scritto nelle parole degli undici contributi che lo compongono, risultato di una ricerca lunga e coraggiosa, sulle strade del ciclismo "come patrimonio culturale diffuso", svolta da un team del Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano e finanziata dalla Regione Lombardia.
A fare da apripista in questa ricerca è stato Paolo Bozzuto, urbanista e docente del Politecnico, già autore di "Pro-Cycing Teritory", con il supporto di Ilaria Di Genova, un urbanista e un architetto col vizio della bicicletta, ma nel peloton che li ha accompagnati ci sono altre figure non esclusivamente accademiche, come la direttrice del Museo del Ghisallo Carola Gentilini, il giornalista e fotografo Guido Rubino, i professori del Politecnico Andrea Di Franco e Luigi Spinelli... una formazione variegata per un libro che appare come una rivista monografica: undici approfondimenti per avventurarsi nella storia del ciclismo della regione che ha fatto la Storia del ciclismo italiano. Non si faccia però l'errore di prendere questo Atlante come una ricerca storico-geografica fine a se stessa, meglio ripartire proprio dall'odore e seguirlo come una madeleine di Proust, farsi guidare sino al ciclismo delle origini e da lì seguirlo sino ad oggi, anzi alla città del domani.
Il libro è articolato in quattro parti. Si comincia dalle origini, con tre articoli dedicati al ciclismo di fine '800, quando Milano era capitale (quasi) indiscussa. Dalle nascite dei primi veloclub alla leggenda di Romolo Buni, dalle sfide scapigliate tra Gian Fernando Tomaselli e Federico Momo sino alla geografia dei velodromi e dei ciclodromi che hanno segnato gli albori di questa città, mappati nel dettaglio e avvalendosi delle più attuali tecniche cartografiche. Le stesse con cui gli autori sono riusciti a disegnare tracciati e progettare percorsi nella seconda parte, che ricostruisce strade, velodromi e salite storiche del ciclismo lombardo, e introduce alla sezione successiva: un approfondimento dedicato al massimo riferimento storico del nostro ciclismo, il Museo del Ghisallo.
Questo lungo viaggio più nel tempo che nello spazio non può terminare da dove è partito, dalla città che nel frattempo si è trasformata in metropoli, o quantomeno ha l'illusione di esserlo. Sono gli ultimi due saggi contenuti nell'Atlante infatti a dare il senso di interezza di questo progetto, trasformandolo in uno sguardo spietato sull'attualità. Prima è Paolo Bozzuto a riconsiderare la mobilità ciclistica odierna, partendo da una storia di oltre un secolo fa, quella di Luigi Ganna, vincitore del primo Giro d'Italia, pendolare, muratore e campione. Un uomo umile, partito da Induno Olona e arrivato ai trionfi nel ciclismo dopo aver fatto per anni il pendolare (110 chilometri andata e ritorno) con la grande città, per poi fondare un'azienda di biciclette a suo nome, tutt'ora esistente. La storia di Ganna è l'esempio di un ciclismo in grado di operare "come dispositivo per la ‘mobilità sociale’, sia sul piano «intragenerazionale», sia su quello «intergenerazionale»". "Il ciclismo agonistico - conclude - si fa carico di costruire un tramite tra la città e il territorio a essa esterno, tra la società urbana e quella ancora prevalentemente legata alla dimensione rurale. È la mobilità spaziale dei corridori a livellare le differenze sociali". Un concetto che si completa nello straordinario saggio finale, "Ciclabilità, Città, Civiltà" di Andrea Di Franco che mette a confronto i diversi approcci relazionali tra la città e l'uomo, che da abitante è diventato cliente del suo stesso ambiente vitale. Il ciclismo urbano si pone infine come forma di riappropriazione dei processi, dei simboli (nel caso citato è soprattutto il Velodromo Vigorelli, grande protagonista trasversale del libro), delle esperienze spaziali e delle pratiche relazionali che attraversano la città: un'unione di centinaia di piccoli pezzi, proprio come la bicicletta, che messi insieme concorrono ad un progetto universale.
Atlante storico del ciclismo in Lombardia - un percorso di ricerca
a cura di Paolo Bozzuto e Ilaria Di Genova
Maggioli Editore
pagine 304, prezzo € 29,00
maggiori informazioni sul sito di Maggioli Editore
A fare da apripista in questa ricerca è stato Paolo Bozzuto, urbanista e docente del Politecnico, già autore di "Pro-Cycing Teritory", con il supporto di Ilaria Di Genova, un urbanista e un architetto col vizio della bicicletta, ma nel peloton che li ha accompagnati ci sono altre figure non esclusivamente accademiche, come la direttrice del Museo del Ghisallo Carola Gentilini, il giornalista e fotografo Guido Rubino, i professori del Politecnico Andrea Di Franco e Luigi Spinelli... una formazione variegata per un libro che appare come una rivista monografica: undici approfondimenti per avventurarsi nella storia del ciclismo della regione che ha fatto la Storia del ciclismo italiano. Non si faccia però l'errore di prendere questo Atlante come una ricerca storico-geografica fine a se stessa, meglio ripartire proprio dall'odore e seguirlo come una madeleine di Proust, farsi guidare sino al ciclismo delle origini e da lì seguirlo sino ad oggi, anzi alla città del domani.
Il libro è articolato in quattro parti. Si comincia dalle origini, con tre articoli dedicati al ciclismo di fine '800, quando Milano era capitale (quasi) indiscussa. Dalle nascite dei primi veloclub alla leggenda di Romolo Buni, dalle sfide scapigliate tra Gian Fernando Tomaselli e Federico Momo sino alla geografia dei velodromi e dei ciclodromi che hanno segnato gli albori di questa città, mappati nel dettaglio e avvalendosi delle più attuali tecniche cartografiche. Le stesse con cui gli autori sono riusciti a disegnare tracciati e progettare percorsi nella seconda parte, che ricostruisce strade, velodromi e salite storiche del ciclismo lombardo, e introduce alla sezione successiva: un approfondimento dedicato al massimo riferimento storico del nostro ciclismo, il Museo del Ghisallo.
Questo lungo viaggio più nel tempo che nello spazio non può terminare da dove è partito, dalla città che nel frattempo si è trasformata in metropoli, o quantomeno ha l'illusione di esserlo. Sono gli ultimi due saggi contenuti nell'Atlante infatti a dare il senso di interezza di questo progetto, trasformandolo in uno sguardo spietato sull'attualità. Prima è Paolo Bozzuto a riconsiderare la mobilità ciclistica odierna, partendo da una storia di oltre un secolo fa, quella di Luigi Ganna, vincitore del primo Giro d'Italia, pendolare, muratore e campione. Un uomo umile, partito da Induno Olona e arrivato ai trionfi nel ciclismo dopo aver fatto per anni il pendolare (110 chilometri andata e ritorno) con la grande città, per poi fondare un'azienda di biciclette a suo nome, tutt'ora esistente. La storia di Ganna è l'esempio di un ciclismo in grado di operare "come dispositivo per la ‘mobilità sociale’, sia sul piano «intragenerazionale», sia su quello «intergenerazionale»". "Il ciclismo agonistico - conclude - si fa carico di costruire un tramite tra la città e il territorio a essa esterno, tra la società urbana e quella ancora prevalentemente legata alla dimensione rurale. È la mobilità spaziale dei corridori a livellare le differenze sociali". Un concetto che si completa nello straordinario saggio finale, "Ciclabilità, Città, Civiltà" di Andrea Di Franco che mette a confronto i diversi approcci relazionali tra la città e l'uomo, che da abitante è diventato cliente del suo stesso ambiente vitale. Il ciclismo urbano si pone infine come forma di riappropriazione dei processi, dei simboli (nel caso citato è soprattutto il Velodromo Vigorelli, grande protagonista trasversale del libro), delle esperienze spaziali e delle pratiche relazionali che attraversano la città: un'unione di centinaia di piccoli pezzi, proprio come la bicicletta, che messi insieme concorrono ad un progetto universale.
Atlante storico del ciclismo in Lombardia - un percorso di ricerca
a cura di Paolo Bozzuto e Ilaria Di Genova
Maggioli Editore
pagine 304, prezzo € 29,00
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