Immagine
La chanson de geste di Ottavio Bottecchia
Lo scorso mese di giugno sono passati 90 anni dalla morte di Ottavio Bottecchia. Nove decenni che ancora non sono bastati per capire cosa è davvero accaduto in quella mattina d'estate in Friuli, quando l'eroico ciclista fu ritrovato agonizzante sulle strade dei suoi allenamenti, reduce da un'aggressione che lo avrebbe portato nel giro di pochi giorni alla morte. Chi ha ucciso il primo vincitore italiano del Tour de France? Qualche sgherro del regime fascista, che mai aveva tollerato un uomo così libero e internazionale? Un contadino arrabbiato? Il racket delle scommesse? Sulla morte di Bottecchia le voci si sono sempre inseguite, finendo ben presto per offuscare la memoria delle gesta compiute in vita da questo campione.
Claudio Gregori è stato soprannominato archeologo per la dedizione con cui sa scavare tra la polvere del passato, immergendosi con il suo batiscafo di curiosità in archivi di microfilm e testimonianze orali, sino a mettere punti fermi su ogni vicenda della storia del ciclismo. Sarebbe stato il profilo ideale per fare luce definitivamente sulla fine di Bottecchia, e forse ci sarebbe riuscito davvero, se non fosse che Gregori è narratore e cantore di gesta eroiche, non investigatore, e alla torbida morte di Bottecchia ha preferito la luminosa vita che è venuta prima, e ha deciso di farne un poema. Perchè "gli eroi del mito meritano una fine degna della chanson de geste".
"Il corno di Orlando" presenta il suo intento letterario sin dal titolo, e se non fosse chiaro lo ribadisce con il suo esordio, che non riguarda ne' la morte ne' gli albori di Ottavio Bottecchia, ma la sua trionfale cavalcata, i 326 chilometri della Bayonne-Luchon. Il 2 luglio del 1924 Bottecchia conquistò la maglia gialla domando Aubisque, Tourmalet, Aspin e Peyresourde, quello che quasi un secolo dopo è soprannominato ancora il giro della morte. Si issò in giallo, primo italiano a riuscirci, sui Pirenei "ancor caldi del suon di corno del paladino Orlando", come scriveva Bruno Roghi nelle cronache dell'epoca. Un suon di corno che torna a riecheggiare nelle oltre 500 pagine dell'opera di Gregori, che confessa candidamente di averne scritte quasi il doppio nella versione originale.
E' un libro in cui la Storia si incrocia con il Mito, facendo spesso perdere la distinzione tra i due. "Bottecchia non appartiene solo alla storia dello sport o alla storia d’Italia, ma alla chanson de geste - scrive nell'introduzione- . Non merita i cronisti, ma i trovatori. Sorge al tempo dei «giganti della strada». Audace e puro, sfida gli agguati. La bicicletta è la sua spada, la Durlindana accanto a cui muore. Una strada friulana è la sua Roncisvalle". Nella storia di Bottecchia c'è un'Italia povera e travolta da due guerre. Ci sono contadini che diventano carne da cannone e che trovano la forza e l'orgoglio per poi opporsi all'orrore del fascismo. Ci sono ciclisti che macinano chilometri al solo scopo di portare a casa il pane per sfamare famiglie smisurate, e finiscono per diventare leggendari. Ottavio Bottecchia è il corridore italiano che ha vestito più maglie gialle di sempre: 34, più di Gino Bartali, di Fausto Coppi, di Marco Pantani; il primo a conquistare i cuori dei francesi, tramutandosi in Botescià; il primo gregario a diventare campione.
Ieri Claudio Gregori è stato premiato al Foro Italico, nel salone d'onore del Coni, con il premio Manacorda per la ricerca storica nello sport compiuta per "Il corno di Orlando". La sua ricerca lo ha portato dalle campagne venete alle montagne di Francia, dall'Argentina a quell'ultima polverosa strada friulana, dove ha preferito non aprire il cancello del mistero, scegliendo di non varcarlo. "Sarebbe stato malinconico leggere nel linguaggio di una cancelleria di tribunale una sentenza ferrea, costruita allineando reperti e testimonianze. Sarebbe stato deludente leggere in un rapporto di polizia che Bottecchia è morto per una manganellata magistrale. Perché Bottecchia non appartiene alla cronaca giudiziaria, ma alla poesia. Il suo silenzio, così singolare in un mondo di urli, non è stato la sua debolezza, ma la sua forza".
La forza di Claudio Gregori è invece quella di immergersi con tutto il suo entusiasmo nella storia misurandola attraverso "il fascino straordinario della parola scritta", come scrive al termine dei suoi ringraziamenti conclusivi, dove si augura di aver conservato almeno l'eco di quel fascino. E invece va ben oltre l'eco, fa risuonare la vicenda di una vita straordinaria come un corno, che dalle vette pirenaiche si propaga su tutte le strade del ciclismo.
Il corno di Orlando - Vita, morte e misteri di Ottavio Bottecchia
di Claudio Gregori
edizioni 66thand2nd
pagine 536, prezzo € 22
in libreria dal 22 giugno
maggiori informazioni sul sito di 66thand2nd
Claudio Gregori è stato soprannominato archeologo per la dedizione con cui sa scavare tra la polvere del passato, immergendosi con il suo batiscafo di curiosità in archivi di microfilm e testimonianze orali, sino a mettere punti fermi su ogni vicenda della storia del ciclismo. Sarebbe stato il profilo ideale per fare luce definitivamente sulla fine di Bottecchia, e forse ci sarebbe riuscito davvero, se non fosse che Gregori è narratore e cantore di gesta eroiche, non investigatore, e alla torbida morte di Bottecchia ha preferito la luminosa vita che è venuta prima, e ha deciso di farne un poema. Perchè "gli eroi del mito meritano una fine degna della chanson de geste".
"Il corno di Orlando" presenta il suo intento letterario sin dal titolo, e se non fosse chiaro lo ribadisce con il suo esordio, che non riguarda ne' la morte ne' gli albori di Ottavio Bottecchia, ma la sua trionfale cavalcata, i 326 chilometri della Bayonne-Luchon. Il 2 luglio del 1924 Bottecchia conquistò la maglia gialla domando Aubisque, Tourmalet, Aspin e Peyresourde, quello che quasi un secolo dopo è soprannominato ancora il giro della morte. Si issò in giallo, primo italiano a riuscirci, sui Pirenei "ancor caldi del suon di corno del paladino Orlando", come scriveva Bruno Roghi nelle cronache dell'epoca. Un suon di corno che torna a riecheggiare nelle oltre 500 pagine dell'opera di Gregori, che confessa candidamente di averne scritte quasi il doppio nella versione originale.
E' un libro in cui la Storia si incrocia con il Mito, facendo spesso perdere la distinzione tra i due. "Bottecchia non appartiene solo alla storia dello sport o alla storia d’Italia, ma alla chanson de geste - scrive nell'introduzione- . Non merita i cronisti, ma i trovatori. Sorge al tempo dei «giganti della strada». Audace e puro, sfida gli agguati. La bicicletta è la sua spada, la Durlindana accanto a cui muore. Una strada friulana è la sua Roncisvalle". Nella storia di Bottecchia c'è un'Italia povera e travolta da due guerre. Ci sono contadini che diventano carne da cannone e che trovano la forza e l'orgoglio per poi opporsi all'orrore del fascismo. Ci sono ciclisti che macinano chilometri al solo scopo di portare a casa il pane per sfamare famiglie smisurate, e finiscono per diventare leggendari. Ottavio Bottecchia è il corridore italiano che ha vestito più maglie gialle di sempre: 34, più di Gino Bartali, di Fausto Coppi, di Marco Pantani; il primo a conquistare i cuori dei francesi, tramutandosi in Botescià; il primo gregario a diventare campione.
Ieri Claudio Gregori è stato premiato al Foro Italico, nel salone d'onore del Coni, con il premio Manacorda per la ricerca storica nello sport compiuta per "Il corno di Orlando". La sua ricerca lo ha portato dalle campagne venete alle montagne di Francia, dall'Argentina a quell'ultima polverosa strada friulana, dove ha preferito non aprire il cancello del mistero, scegliendo di non varcarlo. "Sarebbe stato malinconico leggere nel linguaggio di una cancelleria di tribunale una sentenza ferrea, costruita allineando reperti e testimonianze. Sarebbe stato deludente leggere in un rapporto di polizia che Bottecchia è morto per una manganellata magistrale. Perché Bottecchia non appartiene alla cronaca giudiziaria, ma alla poesia. Il suo silenzio, così singolare in un mondo di urli, non è stato la sua debolezza, ma la sua forza".
La forza di Claudio Gregori è invece quella di immergersi con tutto il suo entusiasmo nella storia misurandola attraverso "il fascino straordinario della parola scritta", come scrive al termine dei suoi ringraziamenti conclusivi, dove si augura di aver conservato almeno l'eco di quel fascino. E invece va ben oltre l'eco, fa risuonare la vicenda di una vita straordinaria come un corno, che dalle vette pirenaiche si propaga su tutte le strade del ciclismo.
Il corno di Orlando - Vita, morte e misteri di Ottavio Bottecchia
di Claudio Gregori
edizioni 66thand2nd
pagine 536, prezzo € 22
in libreria dal 22 giugno
maggiori informazioni sul sito di 66thand2nd