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m.rigamonti

Manager che amano la bici

Articolo pubblicato su BIKE Volume 1 / SUMMER 2020

Non c'è soltanto, Francesco Starace, amministratore delegato di Enel. Sono tanti gli imprenditori e i dirigenti che appena possono saltano in sella. Li accomuna una passione, quella per le sfide, senza temere la fatica e alzando sempre l’asticella, proprio come quando si tratta di far correre un’azienda e raggiungere prestigiosi obiettivi. Da soli o in gruppo, si allenano sulle strade di casa e sulle salite dove fanno tappa anche il Giro d’Italia o le più prestigiose granfondo. Come la Maratona delle Dolomiti, appuntamento che i più ambiziosi tra loro fissano ogni anno in agenda. E non è nemmeno l’unica. Alcuni di questi manager preferiscono mantenere discreta e personale la propria passione per la bici, ma tanti tra di loro non hanno mai nascosto il proprio debole, sia che risalga alla più tenera età, sia che sia sbocciato negli anni. Ecco cosa ci hanno raccontato.

Laura Colnaghi Calissoni, presidente e amministratore delegato del Gruppo Carvico
Le salite della Brianza e delle Prealpi bergamasche sono le strade preferite da Laura Colnaghi Calissoni, presidente e amministratore delegato del Gruppo Carvico. Da quasi 60 anni simbolo dell’eccellenza tessile made in Italy, la società che presiede è da anni al fianco della Maratona delle Dolomiti come partner e fornitore di pratici gilet in tecno tessuti all’avanguardia e sostenibili per l’ambiente. Colnaghi Calissoni, già agonista di sci di fondo e runner, di Maratone delle Dolomiti ne ha portate a termine circa 15. “Pedalo sia sola sia in compagnia”, racconta a BIKE, ma “cerco sempre di pedalare con persone più forti di me per alzare la qualità dell’allenamento”. E rispetto alla difficile congiuntura economica che l’Italia sta attraversando aggiunge: “La bici, come d’altra parte tutti gli sport di resistenza, insegnano ad affrontare le sfide della vita con uno spirito positivo”.

Massimo Doris, amministratore delegato Banca Mediolanum
Se Banca Mediolanum è top sponsor del Giro d’Italia e il suo logo campeggia fiero sulla maglia azzurra del miglior scalatore è anche grazie alla passione della famiglia Doris per la bicicletta. “Ho sempre amato il ciclismo, una passione trasmessa da mio padre quando da bambino mi portava sui prati ad attendere insieme ad amici e parenti il passaggio del Giro”, ricorda l’ad Massimo Doris. “Era un giorno di festa per tutti. Se chiudo gli occhi rivedo ancora i miei campioni arrivare al traguardo dopo aver affrontato la fatica delle salite con grinta e ostinazione: Moser, Saronni, Pantani… Accanto a noi tutti gli appassionati che si trovavano lì sulle cime più difficili per condividere l’emozione di quei momenti, momenti speciali che al passare della corsa sembravano tingere tutto di rosa”. La forza del ciclismo è anche questa: sulle strade a pedalare o fare il tifo si è tutti uguali e ugualmente bambini. “Poi è arrivata la mia prima bicicletta da corsa, proprio quando non ci speravo più. Il traguardo prefissato da mio padre era arrivare appena sotto la sua spalla, solo allora me l’avrebbe regalata. Mi ha sempre insegnato a conquistare le cose. Da quel giorno non ero più solo uno spettatore. E ho iniziato ad apprezzare sempre di più questo sport”.

Fausto Pinarello
A Fausto Pinarello il ciclismo scorre nelle vene. Figlio di Giovanni, l’ex ciclista maglia nera al Giro d’Italia del 1951 che ebbe poi molta più fortuna come costruttore di telai e biciclette, Fausto entra in fabbrica a soli 17 anni e comincia da subito a nutrirsi di 'Pane e Copertoni' come si dice a Treviso. Il padre lo mette a farsi le ossa in verniciatura, uno dei reparti più pesanti: è qui che sviluppa il gusto per la bellezza delle sue bici, che nel frattempo hanno vinto 15 Tour de France, alcuni dei quali con mostri sacri del ciclismo come con Miguel Indurain e Chris Froome. Oggi che è titolare di una delle aziende più stimate a livello mondiale trova ancora il tempo per uscire con i fidati ragazzi del 'Team', il gruppo amatoriale Pinarello. Le strade e le salite preferite sono quelle vicino a casa che peraltro sono percorse anche nella granfondo Pinarello: le colline della Marca Trevigiana, la Strada del Prosecco, Il Montello.

Alberto Sorbini, presidente Enervit
A causa del rinvio per il coronavirus Enervit non ha potuto festeggiare i 20 anni di partnership con la Maratona delle Dolomiti di cui è sponsor fin dalle prime edizioni. Appuntamento rimandato al 2021. Ma il suo presidente Alberto Sorbini non si scoraggia: “partecipo sempre con grande piacere, è un evento speciale, in un contesto unico”. Intanto la passione per le due ruote non si è certo spenta. “Il mio sport è sempre stato la corsa a piedi e quindi sono abituato ad allenarmi da solo”, racconta a BIKE. “La mia salita preferita è quella che va dal nostro stabilimento di barrette di Erba a quello storico di Pian del Tivano, sotto il muro di Sormano”. “Pedalando si impara a gestire la fatica”, prosegue Sorbini, secondo cui di fronte alle crisi “bisogna avere una strategia, non perdere di vista l’obiettivo e rimanere concentrati. La bici ci insegna ad adattarci alle situazioni e a gestire gli imprevisti. La situazione particolare che viviamo oggi è paragonabile a una gara di endurance, in cui a un certo punto il momento di crisi e la stanchezza arrivano. Servono energia positiva e giuste risorse, quelle che troviamo dentro di noi e quelle esterne, di chi ci circonda e con cui fare squadra”.

Matteo Marzotto, presidente Dondup
Imprenditore, personaggio pubblico e civil servant, Matteo Marzotto è impegnato professionalmente e personalmente in alcuni dei settori trainanti per l’economia nazionale, dai servizi alla tecnologia, fino al fashion e al terzo settore. Oggi ricopre la carica di presidente di Fas International, della fashion house italiana Dondup e della Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica (Ffc). Inoltre ama la bicletta, anche se “il primo amore a due ruote è stata la moto”. Quando è arrivata la bici si è rivelata da subito “una vera passione perché insegna a stare al mondo, non fa sconti, si va avanti solo con le proprie gambe e la propria testa. La bici è democratica e meritocratica, trasmette buonumore, tranquillità e pace. È uno stile di vita che una volta adottato non ti fa più tornare indietro”. Per Marzotto la bici è anche “occasione di radunare tanti amici generosi - imprenditori, grandi campioni, ex atleti, artisti, semplici appassionati - intorno al Bike Tour Ffc, iniziativa charity-ciclistica a tappe attraverso l’Italia, che si tiene da sette anni ai primi di ottobre a sostegno della Fondazione”.

Linus, direttore artistico Radio DeeJay
Quando ginocchia e tendini hanno cominciato a dargli noia qualche anno fa, anche il runner Linus, storico conduttore di Deejay chiama Italia e direttore artistico di Radio Deejay, ha scoperto la bicicletta. Tanto gli è piaciuto pedalare che si è inventato persino una mediofondo, la Deejay 100, sulla falsariga della Deejay 10 che tanto successo continua avere tra gli amanti della corsa. Finora sono state due le edizioni della Deejay 100 disputate, ma il format ha riscosso interesse tra i ciclisti dell’hinterland milanese ed è stato inserito nella Milano Ride, la tre giorni meneghina dedicata agli appassionati delle due ruote cittadine. Non si sente un 'gran motore' Linus, ma di certo ha subito colto la specificità della bici rispetto alla corsa: “ti permette di apprezzare la bellezza dei posti dove ti trovi, in bici c'è tempo per accorgerti”. Noi, invece, ci siamo accorti, sbirciando il suo account Instagram, che le levatacce per uscire dalla città e dirigersi verso il triangolo lariano non gli fanno certo paura.

Matteo Arcese, executive chairman Gruppo Arcese
Da sei anni sponsor della Maratona delle Dolomiti (l'anno prossimo saranno sette) Arcese, azienda di trasporti e logistica tra i principali operatori in Italia e in Europa, ha rafforzato il suo legame con le Dolomiti divenendo partner anche della Top Dolomites Granfondo, che unisce le Dolomiti del Brenta al Garda in un percorso spettacolare tra mari, laghi e monti. La passione per la bicicletta di Matteo Arcese, Executive Chairman del gruppo, nasce quasi per caso grazie a un amico: “Ho scoperto un modo nuovo di esplorare il mondo, scovando posti meravigliosi dietro l’angolo e imparando a vivere lo sport all’aria aperta”, commenta. Ciò che Arcese ama maggiormente della bici è: “la sua capacità di mettermi in gioco, di farmi uscire dalla mia comfort zone, per conoscermi meglio, per ascoltarmi nell’affrontare la fatica. La bici è passione pura nonostante il clima avverso, nonostante la fatica, nonostante le salite”.

Alberto Calcagno, amministratore delegato Fastweb
“Il ciclismo è la disciplina sportiva che più di altre mi ha insegnato a sviluppare la capacità di concentrazione e di focalizzazione sugli obiettivi da raggiungere”. Così il ceo di Fastweb commenta su Forbes Italia la lezione che ha tratto dalla pratica del ciclismo. “La cura nella preparazione e il livello di concentrazione necessarie prima di affrontare una gara sono attitudini molto simili a quelle che ogni giorno devo mettere in campo per superare le sfide che quotidianamente devo affrontare nel mio lavoro”, spiega Calcagno. E ancora: “lo spirito di competizione che si prova in corsa è lo stesso che devi avere anche sul mercato dove è necessario superarsi continuamente e fare meglio di chi ti sta accanto. Ed è solo quando scendi in gara che capisci che il risultato deve essere conquistato, ogni volta, con sacrificio e studiando costantemente l’avversario”. Senza dimenticare che "il ciclismo richiede un impegno che deve essere costante se vuoi essere tra i migliori".

Emilio Mussini, presidente PanariaGroup
Secondo Emilio Mussini, presidente di Panariagroup, il ciclismo, oltre a consentire di vivere a contatto con la natura e mantenersi in forma, "rafforza lo spirito di determinazione nel raggiungimento degli obiettivi". E a dimostrazione che in Panariagroup lo spirito è forte testimonia la decisione di istituire un fondo di solidarietà per i dipendenti più colpiti dalla riduzione delle attività lavorative conseguenti alla pandemia da coronavirus. I dirigenti della business unit italiana del gruppo hanno avuto infatti la possibilità di devolvere il 20% di tre mensilità della loro retribuzione per compensare quelle dei colleghi in cassa integrazione. Mussini, anch'egli alle prese con la ripartenza dopo uno stop che è costato svariati milioni, cerca sempre, però, di ritagliarsi uno spazio di libertà per la bicicletta. Sport per il quale in famiglia hanno sempre coltivato una grande passione, da amatori, spettatori, sostenitori e sponsor, vincendo con il russo Pavel Tonkov anche un Giro d'Italia nel 1996.

Mauro Lusetti, presidente Legacoop
Nato a Sassuolo, classe 1954, Mauro Lusetti è stato eletto presidente dell'associazione che riunisce oltre 10mila imprese cooperative in tutta Italia la prima volta nel 2014. Riconfermato nel 2019, anche Lusetti ha la passione del ciclismo. "La cooperazione somiglia proprio a una gara ciclistica", ha detto. "Hai le salite dove fai una fatica incredibile e poi hai discese ripide dove devi stare attento a non perdere l'equilibrio o hai pianure dove la potenza si esprime con la tua velocità". Il ciclismo poi "è uno sport di lunga durata, sia di preparazione che di gara", ha osservato Lusetti. "È uno sport che richiede molta fatica ma che offre grandi soddisfazioni". Ma soprattutto, conclude, "nel ciclismo come nella cooperazione non devi aver paura di cadere. Devi fare fatica e accettare l'idea di cadere per rialzarti e arrivare fino in fondo". Sempre.

Rodolfo De Benedetti, presidente Cir
Presidente del gruppo Cir dal 2013, anche Rodolfo De Benedetti è stato colto dalla passione per la bicicletta. "Pedalare è un’occasione per rivedere gli amici, per divertirsi insieme a loro, visitando bei posti", ha ammesso con semplicità. Ma non solo: sui pedali, De Benedetti, che al ciclismo è arrivato dopo i 40 anni, "ho incontrato molte persone che già frequentavo per motivi di lavoro, riuscendo a sviluppare con loro nuovi rapporti che vanno oltre la professione e aiutano a conoscersi meglio". Amante della Maratona delle Dolomiti , il presidente di Cir, quando riesce, porta la bici con sé nei viaggi per pedalare e visitare luoghi che altrimenti non avrebbe occasione di scoprire.

Alessandro Garrone, vicepresidente Erg
Da aprile 2012 Alessandro Garrone è vice presidente esecutivo di Erg, il gruppo italiano dell'energia fondato dal nonno Edoardo, nonché presidente della fondazione a lui intitolata e che quest’anno, con ReStartApp 2020, mira a incentivare il ritorno dei giovani nelle aree appenniniche, in ottica di sviluppo sostenibile, innovazione e inclusione sociale. Nato a Genova nel 1963 e laureato in Economia e commercio, il secondogenito di Riccardo Duccio Garrone ha un debole per l'avventura e gli sport all'aria aperta: pilota di aereo e appassionato di caccia, pratica anche sci, alpinismo, trekking. Le montagne più amate sono quelle del Sestriere, in Piemonte, dove Garrone è presidente del locale Sci club e dove qualche tempo si sperimentano anche mountain bike e downhill. Garrone, praticando così tanti sport, quando pedala lo fa, come da sua stessa ammissione, ai suoi ritmi. Ciò che gli piace della bicicletta e proprio il fatto che non vuole essere un modo di fare agonismo, bensì di godersi la montagna

Francesco Moser, viticoltore
Nessun dubbio sulla passione di Francesco Moser per la bicicletta. La conoscono praticamente tutti gli italiani che lo hanno visto trionfare al Giro d'Italia, in sei Classiche momumento, nei Mondiali su strada, su pista e infinite altre volte. Non a caso lo Sceriffo da Palù di Giovo è il ciclista italiano che vanta il maggior numero di vittorie in palmarès. Numeri e statistiche alle quali si affiancano quelle del vino che con la sua famiglia di viticoltori, produce fin da quando ancora correva. A partire dal Trento Doc 51,151 che celebra il suo record dell'ora a Città del Messico nel 1984 fino ai Teroldego, Muller Thurgau, Chardonnay, Moscato Giallo, Riesling e Traminer che Moser coltiva, ormai a tempo pieno, nei 16 ettari di cui si prende cura insieme ai figli Carlo, Francesca e Ignazio. E c'è anche un agriturismo, Maso Villa Warth, recentemente ristrutturato all'interno dell'azienda agricola Francesco Moser.