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m.rigamonti

Mips, per un casco intelligente e sicuro

Anche la sicurezza sta nei dettagli. E nella capacità di osservarli con attenzione. Lo sa bene Hans von Holst, il neurochirurgo dell’Ospedale universitario Karolinska a Solna, in Svezia, per lungo tempo frustrato dall’elevato numero di pazienti che finivano sul tavolo della sua sala operatoria con gravi danni cerebrali per incidenti che però non avevano lasciato sui loro caschi segni particolarmente evidenti.

Dall’osservazione seriale di cartelle cliniche e di una moltitudine di elmetti di ciclisti, motociclisti e sciatori è nata un’idea, ormai venticinque anni fa, che ha portato alla fondazione di un’azienda altamente innovativa: Mips, acronimo di Multi-directional Impact Protection System, un sistema di protezione dagli impatti multidirezionale. A fondarla, insieme al professore, Peter Halldin e Svein Kleiven, accademici del Kth Royal Institute of Techology di Stoccolma.

Il problema, con la stragrande maggioranza dei caschi allora in commercio così come con i primi sistemi di certificazione, era una progettazione esclusivamente focalizzata sul fatto di resistere agli urti frontali, proteggendo il cranio dalle fratture ma non sempre il cervello dalle conseguenze del sinistro. Il danno cerebrale, infatti, è il più delle volte causato dal combinato disposto tra la forza esplosa durante i pochissimi millisecondi dell’impatto, solitamente obliquo, e l’improvvisa decelerazione cui è sottoposta la materia grigia che si comprime all’interno della calotta cranica.

L’intuizione del sistema Mips è scaturita dallo studio del comportamento del liquido cerebrospinale, la naturale protezione a 360° del cervello messa a punto dall’organismo umano per assorbire simili colpi, limitando le conseguenze traumatiche. I caschi dotati della tecnologia made in Svezia replicano la medesima dinamica grazie a una sorta di membrana interna sottocasco, non visibile dall’esterno, che, sfruttando una possibilità di corsa autonoma fino a 15 millimetri lungo tutte le direzioni, consente all’elmetto di scaricare meglio la forza dell’impatto a terra e alla testa di scivolare all’interno della scodella con una decelerazione dunque più dolce di quanto non avverrebbe senza.

Il sistema di protezione omnidirezionale Mips si è rivelato particolarmente efficace quando a cadere sono i ciclisti, per via delle dinamiche d’impatto e del maggiore angolo con cui avviene la caduta (fino a 45 gradi) rispetto, per esempio, al motociclista (fino a 30 gradi, sebbene a velocità molto più elevate). Non è un caso che oltre la metà dei team che hanno corso il Tour de France porti caschi così realizzati. Una tecnologia che è frutto di 25 anni di ricerca costante, certificata secondo gli standard più elevati da enti terzi negli Stati Uniti, in Canada e in Svezia, che ha originato al 2020 36 brevetti, per un totale di oltre 100 brand commerciali dotati Mips, quasi 600 modelli, 14 milioni di prodotti complessivi tra sport (ciclismo, sci, hockey e arrampicata), motociclismo (su strada e cross) e sicurezza sul lavoro.

(Foto: Courtesy Mips)