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In scena a Milano uno spettacolo (a pedali) per i tempi di estinzione

Che la bicicletta sia (anche) uno straordinario strumento per produrre energia non è una scoperta nuova. Lo sa bene chiunque abbia attaccato una dinamo alla sua ruota anteriore per tornare a casa quando scende il buio. E lo sanno da tempo anche gli organizzatori di spettacoli e concerti, basti pensare al palco a pedali con cui da 20 anni i Têtes de Bois si esibiscono davanti al pubblico pedalante che li 'alimenta' (lo stesso palco che ospitò anche Greta Thunberg a Roma un paio di anni fa) o al Festival Teatro a pedali della scorsa estate. Ma in tempi di crisi climatica ed energetica - mai così attuale -, una bicicletta che 'dà luce e voce' diventa una risorsa in più, energetica ma soprattutto mentale. Perché l'esercizio imparato con la dinamo si può scalare a qualsiasi dimensione: aumentando l'energia e con essa la fatica necessaria a produrla.

È il principio su cui è fondato Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione, in programma al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano fino al 27 marzo. "Uno spettacolo sulla sostenibilità del fare teatro, sulle estinzioni e sull’eredità che lasciamo al nostro pianeta", sviluppato dalla compagnia lacasadargilla, con la regia di Lisa Ferlazzo Natoli, a partire da un progetto internazionale ideato da Katie Mitchell. E si tratta di un progetto davvero unico. Dopo anni a mettere in scena la crisi climatica, Mitchell ha deciso infatti di fare un passo oltre, creando uno spettacolo diffuso, globale, in grado di reinventarsi. Nessuna tournée, così da azzerare l'impatto ambientale degli spostamenti, ma dieci compagnie diverse che agiscono sul loro territorio, in dieci diversi paesi del mondo. Mitchell ha proposto un copione da sviluppare e dei vincoli da rispettare, a partire dalla fornitura energetica.

Per questo ci sono quattro biciclette e quattro ciclisti che pedalano sul palco del Melato. "Le biciclette sono il cuore del cantiere tecnico-sartoriale dello spettacolo", spiega Lisa Ferlazzo Natoli, regista della data milanese. "Abbiamo ingaggiato dei ciclisti, che sono figure amatoriali proprio come il coro, ma che sono retribuiti come attori. Sono protagonisti dello spettacolo, tanto quanto l'attrice, il coro e i tecnici. Abbiamo scelto che fossero tutti ben visibili sul palco, e che con loro fossero visibili anche i circuiti, gli stabilizzatori, tutto ciò che rende possibile questo evento. E i ciclisti hanno fatto le prove come tutti, perché loro devono seguire un copione energetico. Il loro ruolo consiste nel tradurre con le gambe un andamento drammaturgico. Ci sono momenti in cui devono fare cose specifiche, la loro intensità varia durante lo spettacolo e varia in base ai ruoli: due alimentano le luci, uno l'audio e il quarto le lavagne luminose, tecnologia vecchia ma molto più sostenibile dei videoproiettori".

Per realizzare un meccanismo così delicato ma efficace, la produzione ha attivato una ricerca a Milano. Anche questo è un discorso di sostenibilità, una scelta precisa di non far viaggiare figure da lontano ma anzi di valorizzare chi agisce sul territorio. Come conferma Ferlazzo Natoli: "Per noi era importante coinvolgere appassionati pertinenti al soggetto, la cui passione potesse essere messa in connessione con un lavoro di ordine teatrale". E mentre la scelta dei ciclisti è avvenuta grazie ad appelli fatti circolare dalla Fiab locale, per quanto riguarda l'allestimento a pedali è nata una partnership con Pedal Power.

Nata a Barcelona nel 2018, Pedal Power è una piccola agenzia che si occupa di allestire alimentazioni a pedali per proiezioni, concerti, feste e allestimenti. La mente, il cuore, le mani e il saldatore dietro a Pedal Power sono di Chiara Mazzatorta, che per lo spettacolo ha riconfigurato il suo sistema di alimentazione secondo le linee guida di Mitchell. "Dal progetto originale c'erano dei tutorial da seguire, ma noi li abbiamo re-interpretati lavorando insieme ai tecnici e alla compagnia. Ho costruito apposta due wattometri ben visibili al pubblico, che così può rendersi conto dell'energia prodotta in tempo reale. L'idea che sta dietro al mio lavoro è esattamente questa: non mi interessa scatenare dei sensi di colpa, ma stimolare una riflessione che porti a rendersi conto di quanto sia il nostro consumo energetico". Un'informazione che è visibile in ogni momento anche ai ciclisti stessi: "Hanno un voltmetro sul manubrio e sanno che devono stare costantemente sui 20 volt, che corrisponde circa a un'andatura di 25 km/h. Facendo i conti, con quattro ciclisti e ventidue repliche è come se coprissimo la distanza da Milano a Marrakech".

Uno spettacolo teatrale ha lo stesso impatto energetico di un condominio con cento appartamenti tutti accesi, uno spettacolo in tempi di estinzione ha il dovere di scardinare questa consuetudine. E visto che i tempi di estinzione ci accompagneranno ancora a lungo, questa non può essere vista come una provocazione, un'idea bizzarra, ma come l'inizio di un piano di lavoro. Katie Mitchell e la rete internazionale dei Sustainable Theater? hanno deciso di aprire una riflessione, che passa tramite i contenuti e le pratiche. "Si consegna al pubblico una possibilità", conclude Ferlazzo Natoli: "Lo spettacolo riattiva teste, cuori e idee, che poi ognuno dei presenti nell'emiciclo, come in un'antica agorà, scioglierà nelle proprie vite. È un modo per ripensare modelli nuovi, e non sarà veloce. Anche a noi ha richiesto tempo, lentezza, tentativi, sperimentazioni".

Con il costante rumore delle ruote che girano in sottofondo e il leggero sfarfallio di luci alimentate a pedali, Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione guida gli spettatori in una riflessione sulla sesta grande estinzione di massa, quella che stiamo vivendo e che, a differenza di quelle che l'hanno preceduta, stiamo anche provocando. L'uomo è attore dello spettacolo della distruzione dell'ecosistema in cui vive, con ruoli diversi: alcuni uomini sono protagonisti, molti hanno il ruolo marginale delle semplici vittime. Chi resta in mezzo è come il coro, accompagna l'estinzione cantando o può provare quantomeno a rallentarla, pedalando.

(Foto ©Masiar Pasquali, Courtesy Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione)