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Francesca Cazzaniga

Pogacar infinito, Mondiale storico

Era il favorito e lo ha dimostrato, come solo i grandissimi dello sport sanno fare. Il primo Mondiale vinto da Tadej Pogacar a Zurigo è un capolavoro. Partito a 100 km dal traguardo, lo sloveno ha sorpreso, ancora una volta, tutti vincendo in solitaria al termine di una fuga che sembrava infinita. Dopo Giro e Tour arriva anche il Mondiale nello stesso anno eguagliando così Eddy Merckx nel 1974 e Stephen Roche nel 1987. Un'impresa immensa, che porta nella leggenda il fuoriclasse sloveno.

Pogacar - partito con il numero 22 come le sue vittorie in stagione prima del Mondiale - diventa ancora di più il simbolo di un'era del ciclismo che ha cambiato totalmente le coordinate di questo sport. Alle spalle dello sloveno sul podio iridato un meritatissimo argento per l'australiano Ben O'Connor (il primo degli umani) a 34'', terzo l'olandese e campione in carica Mathieu Van der Poel a 58''. Per l'Italia il miglior piazzato è Giulio Ciccone, 25esimo a 6'36'' da Pogacar.

"Per questo Mondiale mi sono messo molta pressione addosso. Oggi sentivo anche quella del team, perché sapevo che non avremmo potuto sbagliare. Siamo venuti qui per vincere. Dopo il Tour de France ho capito che dovevo concentrarmi su un solo obiettivo: il Mondiale. Non posso credere a quello che è successo. Non ho mai mollato fino al traguardo. A un certo punto la gara stava prendendo una piega che mi stava preoccupando. In quei momenti non so cosa mi sia passato per la testa, ma ho pensato: 'Qualcosa devo fare'. Fortunatamente ho attaccato, prendendo la scelta giusta", queste le parole di Pogacar subito dopo il traguardo.

L'Italia chiude così la rassegna iridata con cinque medaglie: oro di Lorenzo Mark Finn nella prova Junior in linea, l'argento di Filippo Ganna nella cronometro individuale, e tre bronzi con Edoardo Affini sempre nella crono individuale, Elisa Longo Borghini nella prova in linea femminili e nella cronostaffetta mista con Ganna, Affini e Cattaneo e le ragazze Longho Borghini, Realini e Paladin.

Se Finn e' la novità e il futuro per la nazionale azzurra, Elisa Longo Borghini è la gradita riconferma. Per lei, si tratta del terzo bronzo mondiale arrivato a 12 anni di distanza dal primo ottenuto a Valkenburg. La piemontese ha provato in ogni modo a vincere arrendendosi solo nel finale alla volata vincente di Lotte Kopecky, al secondo mondiale consecutivo.

Le belle notizie per l'Italia però non finiscono qua. Sono infatti 14 le medaglie ottenute dalla Nazionale Italiana nel Paraciclismo, con tre ori, tutti nella handbike, con Fabrizio Cornegliani, Luca Mazzone e Luisa Pasini.

Appuntamento in Rwanda per il primo Mondiale africano della storia.

Photo Credits: UCI