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Ganna, Van der Poel, Pogacar
Stefano Scacchi

Ganna, è sua la magia della Sanremo

Le emozioni sono state talmente intense che meritano di essere lasciate sedimentare per un po’. Solo in questo modo, come accade quando si degustano vini o grappe di alto livello, è possibile capire l’essenza vera di quello che si è assaporato: minuto dopo minuto si sperimentano nuove sensazioni. La Milano-Sanremo di sabato 22 marzo rientra nella categoria dei capolavori dello sport che resteranno nella memoria degli appassionati per sempre. All’indomani della Classicissima di primavera vinta da un magnifico Van der Poel, l’immagine che resta più nel cuore è quella di Filippo Ganna. Lasciando decantare i continui colpi di scena degli ultimi 27 chilometri, il sentimento che prevale è il senso di ringraziamento per quello che ha fatto Ganna.

PogacarRiflettendo su quel finale strepitoso, viene da pensare che gran parte del merito è stato del piemontese. Il duello tra Pogacar e Van der Poel rientrava nel pronosticabile. Lo sloveno ha messo alla frusta la squadra sulla Cipressa, come previsto per rendere la corsa impossibile per i velocisti. Poi ha attaccato in continuazione. Van der Poel ha resistito e ha vinto in volata come era scontato vista la sua abilità di finisseur, la sua superiore velocità e le sue migliori doti di stratega. Chi, come Pogacar, è abituato a dominare arrivando con minuti di vantaggio sugli altri non può sviluppare quelle capacità di tattico indispensabile a chi, come Van der Poel, spesso deve regolare avversari in sprint ristretti, quindi il massimo richiesto all’intelligenza ciclistica.

Quello che ha davvero scompaginato questo piano tutto sommato lineare, costituito dal duello tra il tiranno e lo stratega, è stato il ruolo di Ganna. La sua abnegazione, il suo senso di volontà, la sua capacità di spremere ogni goccia di energia per riportarsi sui due fenomeni. Quei suoi rientri continui non sono stati solo spettacolari, rappresentano anche un esempio della forza d’animo che può spingere un atleta ad andare oltre. Non a caso Ganna è un ciclista che ha dato tanto all’Italia alle Olimpiadi. Quello che ha fatto su Cipressa, Poggio e rettilineo verso Sanremo è puro sport, che ha nei valori dell'olimpismo il suo vertice massimo. È sogno, desiderio, speranza: eravamo tutti in piedi mentre rientrava su Pogacar e Van der Poel. Abbiamo sfiorato l’impresa immane facendo il tifo per lui, come non capitava da anni agli italiani amanti del ciclismo. Il momento del ricongiungimento a un chilometro dal traguardo, a livello emotivo, è stato monumentale.

Van der PoelMerito di questo ragazzo che sfugge a ogni convenzione, come può fare solo chi è nato in riva al Lago Maggiore e si allena spesso in un rifugio sopra Macugnaga con vista sul Monte Rosa. Orizzonti d’acqua dolce e di ghiaccio, che allargano le prospettive e stavano per dare vita al trionfo più bello in riva al mare. Grazie a quella simpatica aria scanzonata, che lo ha portato a medaglie di ogni metallo in pista per poi trasferire la sua potenza sulla strada, ha annullato differenze fisiologiche, conducendo il suo fisico da granatiere – 20 chili più di Pogacar, 10 più di Van der Poel – a un passo dalla storia. Ha potuto farlo grazie al percorso della Sanremo improvvisamente ideale nel ciclismo di questi anni, ma che sembrava superato fino a poco tempo fa: un finale con due salite perfette per alimentare incertezza. Su quelle ascese brevi intorno al 4% medio Pogacar può fare la differenza grazie alla sua squadra che sbriciola il gruppo, Van der Poel può tenere grazie alla sua universalità e Ganna può resistere grazie alla sua potenza che fino a certe pendenze resta una risorsa senza diventare un problema.

Milano-SanremoPoi Filippo ha innestato sulla sua genetica di sportivo di primo livello un commovente spirito di combattente, un atteggiamento indomabile che ha ottenuto il riconoscimento più bello in un'immagine simbolica: Pogacar che continuava a voltarsi tenendo d'occhio l'entità del riavvicinamento di Ganna: il fuoriclasse, dominatore di quasi tutto, col volto costantemente girato all'indietro per una crescente preoccupazione che rappresenta il più grande attestato di stima. “Mi hanno fatto perdere anni di vita quei due. Non credo che potessi fare meglio di così ma tornerò per provare a vincere”, ha commentato il cronoman di Verbania con  la sua abituale simpatia. Ma quello che ha fatto sabato forse va anche oltre una vittoria. Ha trasportato una corsa nella storia disegnando un finale da film western gentile oppure simile a quei leggendari Gp di Formula 1 degli anni '70 e '80 quando i piloti si sorpassavano a ripetizione a ogni giro. Le emozioni più forti le ha scritte Ganna. E lo sport diventa mito quando gli atleti passano dalla prosa alla poesia. Come ha fatto Filippo, l’eclettico stilista della bicicletta che pedala e pensa da artista.  

(Photo credits: LaPresse)