
Giulia Baroncini: "Viaggiare mi ha riacceso"
Giulia Baroncini, in arte "Se mi cercate sono in giro", racconta il suo percorso nel mondo delle due ruote tra divertimento passione e libertà. La bicicletta per lei non è mai stato un mezzo per competere ma per esplorare e sentirsi libera. Con gli studi e il lavoro fuori dall'Italia, Giulia si allontana dal ciclismo ma in ogni città dove lavora si procura sempre una bici che la porti ovunque. Un giorno un ex collega le fa scoprire il mondo del bikerafting, un viaggio che unisce pedalate a pagaiate aprendole così un mondo e facendole capire quale potesse essere il suo cammino. “Oggi posso dire che la bici è molto più di una passione: è diventata una parte di me”, spiega Giulia Baroncini.
Come nasce la voglia o il desiderio di voler viaggiare e raccontare le sue esperienze?
"Nasce in modo naturale, come una conseguenza spontanea. Non racconto per mettermi al centro, ma per trasmettere un messaggio: muoversi, anche lentamente, è un atto di amore verso se stessi. In un mondo che corre veloce, dimostrare che si può rallentare e riscoprirsi è diventato per me una missione. E vedere che attraverso i miei racconti ho ispirato anche solo una persona a rimettersi in cammino è uno dei regali più belli che potessi ricevere".
A livello creativo quanto l'ha aiutata viaggiare?
"Viaggiare mi ha letteralmente riacceso. Mi ha permesso di ritrovare una parte creativa di me che avevo lasciato sopita. Ho cambiato lavoro, ho iniziato a lavorare con i video, ho aperto il mio canale YouTube e il mio blog. Durante i viaggi, appena riesco, creo grafiche ispirate dalle fotografie che scatto. Il viaggio è un pozzo senza fondo di ispirazione: ti segna, ti cambia, ti parla in mille linguaggi diversi. Forse, presto, contagerà anche la mia scrittura".
Pensa che il suo modo di viaggiare l’abbia aiutata nella vita di tutti i giorni?
"Assolutamente sì. Ogni viaggio è una scuola. Superare le paure, buttarsi in nuove sfide, uscire dalla zona di comfort: queste esperienze non rimangono sulla strada, te le porti dentro. Torno da ogni viaggio più forte, più fiduciosa in me stessa. E ogni volta cerco di metterci una nuova sfida, anche piccola: un dislivello più difficile, una tappa più lunga. È così che si cresce, pedalata dopo pedalata".
Preferisce viaggiare da sola o in coppia ?
"Credo che ogni modo di viaggiare abbia la sua magia. Prima di tutto credo che ognuno debba viaggiare come meglio si sente: se non ci si sente pronti per un viaggio in solitaria, va benissimo così, l'importante è che sia un’esperienza positiva. Viaggiare insieme a qualcuno è bellissimo: si condividono paure, gioie, si cresce come legame. Certo, può anche mettere alla prova rapporti che pensavamo indistruttibili. Ma viaggiare da soli è una rivelazione: sei tu, le tue scelte, i tuoi silenzi. Può fare paura, certo, ma ti insegna ad ascoltarti come nessun altro. Personalmente, amo viaggiare sola: mi permette di essere completamente sincera con me stessa e con il mondo intorno a me".
Pedalare e arrivare a New York e in America le ha dato quel senso in più di personalità?
"In realtà, mi ha permesso di ritrovare la mia personalità. Venivo da un periodo lavorativo in cui mi ero persa. Avevo bisogno di rimettermi al centro della mia vita. Gli Stati Uniti sono stati una sorpresa continua: ho scoperto persone generose, aperte, diverse dagli stereotipi. Durante quel viaggio, ho ritrovato me stessa. Ed è stato il regalo più grande".
Cosa le dà viaggiare?
"Viaggiare per me è una fonte inesauribile di insegnamenti. Non è tempo perso, è un investimento su se stessi. Viaggiare ti apre, ti forma, ti insegna più di quanto qualunque scuola possa fare. Un esempio? Dopo anni di studio delle lingue, è stato viaggiando e parlando ogni giorno con persone vere che ho imparato davvero a comunicare. E questo è solo uno dei doni infiniti che il viaggio ti lascia dentro".