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Polizia Zurigo

Redazione

Muriel Furrer, i genitori: "Basta tragedie, intervenite"

I genitori di Muriel Furrer, ancora distrutti dal dolore per la sconvolgente morte della figlia nella prova juniores dei Mondiali di Zurigo dello scorso 26 settembre, chiedono che il dramma porti almeno all’introduzione di misure utili a prevenire altre tragedie simili. È il contenuto delle prime dichiarazioni pubbliche di Christine e Reto Furrer, contenute un reportage realizzato nelle scorse settimane dalla testata americana The Athletic. “È ovvio che nulla potrà ridarci Muriel, ma dobbiamo fare in modo che non simili eventi non accadano di nuovo”, dicono la mamma e il papà della 17enne ciclista svizzera, caduta in discesa e dimenticata per un tempo interminabile dai soccorsi, intervenuti quando ormai era troppo tardi per salvarla. Muriel si è spenta il giorno dopo in ospedale.

Una dinamica che lascia sgomenti, resa ancora più insopportabile dal silenzio successivo dell’Uci, della Federazione svizzera e degli organizzatori del Mondiale: “È semplicemente incredibile che sia potuta succedere una cosa così”, dice Christine Furrer. Le indagini delle autorità elvetiche sono ancora in corso: all’inchiesta della magistratura svizzera spetterà il compito di determinare le responsabilità penali. Ma i genitori di Muriel chiedono ai vertici del ciclismo di intervenire implementando la tecnologia necessaria a localizzare gli atleti per far partire subito i soccorsi: “È passato troppo tempo prima del ritrovamento. Mezzora dopo la caduta, doveva essere chiaro che era successo qualcosa di grave. Esiste un sistema per tracciare gli atleti, deve essere utilizzato. Non deve essere utilizzato solo per le riprese tv, ma deve essere a disposizione della direzione della corsa e delle federazioni nazionali per controllare la presenza o per ritrovare i giovani atleti”, spiega Reto Furrer.

Straziante il racconto delle telefonate dei genitori a Kathrin Stirnemann, allenatrice delle nazionali svizzere Under 19 che era a bordo della macchina della Federazione elvetica. È lei che il padre chiama non vedendo la figlia all’arrivo senza avere alcuna spiegazione. “La gara era finita e non sapevamo ancora dove fosse Muriel”, conclude la mamma di Muriel. Un dramma che merita giustizia e un intervento dell’Uci per nuove misure tecnologiche utili a migliorare la sicurezza degli atleti. Ma per ora non si vede ancora niente né in un senso né nell’altro. 

(Photo credits: Shutterstock)