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Livorti
Leonardo Serra

Livorti: "Contenuti mistici e ancora gare"

Gionata Livorti è un rider e fotografo di mtb e avventure estreme. È arrivato al mondo delle due ruote tramite i suoi amici che lo hanno indirizzato verso un primo approccio con la bici da dirt, con la quale inizia il suo percorso per poi cercare di conoscere di più ciò che gravitava intorno arriva alla conoscenza della bici da downhill, a Pila in Valle D’Aosta. Grazie a questo primo approccio, a 16 anni, inizia il suo percorso nel mondo della mtb.

Come è riuscito a portare la sua passione nel mondo dei videomaker?
“Per me ora il video-making è un’ottima fonte di reddito, ovviamente, e un modo di comunicare, ciò che faccio, come la vedo io, senza paletti di nessun tipo. Viaggiando molto ho sempre amato catturare alcuni istanti, con foto e video, quindi unire le due cose è venuto abbastanza semplicemente ed automaticamente. Passare poi da atleta professionista, che si allena tutti i giorni, a film-maker è stato abbastanza uno shock, ma ora ho trovato un buon equilibrio, riuscendo a trovare anche molto spazio per me stesso e le mie passioni”.

Cosa pensa che abbiano in comune queste due attività?
“La libertà di espressione. Perché la riesco ad avere sia quando filmo che quando giro in bici; ogni volta per me non è un confronto con chi gira più veloce o mette un trick più pesante, ma è la mia visione, il mio modo di girare in bici e come la vedo”

C’è uno spot che ha di più nel cuore?   
“Ce ne sono tanti: il Cpgang in primis, a Cogoleto, dove avevamo i salti dirt, dove succedevano costanti pazzie e spendevamo pomeriggi, giornate, settimane. Poi Pila perché la connessione che ho sentito per la prima volta con la bici con la natura è stata lì. Infine Queenstown dove ho passato mesi, in solitaria, buttandomi dall’altra parte del mondo per allenarmi, per seguire il mio sogno del momento. Il loro amore per la natura, il loro rispetto reciproco per le persone, i posti che ci sono mi hanno fatto crescere un sacco, come rider ma soprattutto come persona”.

Torniamo un po’ indietro. Nel 2007 è stato uno dei creatori di Cpgang: come si è evoluto il marchio da allora e come ne è stato partecipe?
“Cp significa Camper Park, un gruppo di ragazzi che gira in bici, si diverte, si riunisce per una passione in comune: la bici. Ovviamente il marchio si è evoluto molto, avendo un picco incredibile intorno al 2015-2016, quando io, Luis Biscaldi e Nick Pescetto spingevamo tantissimo. Io correndo in coppa e creando contenuti, Luis Seguendo tanti eventi per l'Europa e Nick creando anche lui contenuti e girando e spingendo in bici come un matto, per poi unire i tre mondi in un’unica vision. D’estate poi eravamo tutti e tre in molti eventi fulcro della scena mtb, specialmente la Crankworx a Whistler, dove spesso oltre a partecipare a eventi, facevamo molte feste insieme a momenti di unione e pazzie costanti. Ora tutti e tre abbiamo preso le nostre strade e pur avendo sempre nel cuore la bici, non siamo full time su quello, quindi molto meno incisivi sui contenuti e la comunicazione del brand. Ma cerchiamo sempre una sola cosa, unione, divertimento, party ride”.

Siete riusciti a realizzare ciò che sognavate?
“Siamo andati molto con il flow, forse non abbiamo visto Cpgang come un business, ma più come uno stile di vita. È quello che abbiamo avuto come focus per anni. Le prime volte ovviamente filmavamo per noi stessi, aiutavo Nick con i primi video, lui mi dava i primi consigli, quindi mi ha dato almeno una base di come fosse fatta una videocamera. Era essenziale per creare i nostri stessi contenuti. Poi per entrare nel mondo pubblicitario ho comunque fatto molta gavetta, per apprendere il più possibile”.

Quali sono i suoi progetti futuri?
“Uscirò a breve con un progetto personale, un video mistico, completamente nuovo nel mondo mtb, chiamato Be Free. Poi voglio girare, divertirmi, ogni tanto partecipare a qualche gara, perché amo quelle vibes e le persone che ci sono. Inoltre cercare di creare contenuti unici e innovativi. La bici mi ha sempre portato a viaggiare e conoscere persone uniche, che mi hanno tutte dato qualcosa. E io spero di aver fatto lo stesso”.