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Maria Canins

Redazione

Maria Canins: "Servono più Bike Day"

L'intervista a Maria Canins è la cover story del numero 19 del magazine Bike, che si può scaricare gratuitamente a questo link https://bikechannel.it/newsletter

Ecco alcuni passaggi dell'ampia intervista alla campionessa di La Villa nella quale la due volte vincitrice del Tour de France spiega come migliorerebbe il ciclismo, dal mondo degli amatori a quello del professionismo femminile. “Non mi interessa più sapere in quanto tempo faccio il Campolongo perché tanto non batterei i miei record. Mi sembra fin troppo competitiva la stessa Maratona delle Dolomiti dove non hai tempo di parlare e c’è sempre chi ha fretta di sorpassare. Mi piacciono di più manifestazioni come il Sella Ronda Bike Day con le strade chiuse al traffico. Non hai stress di iscrizione o sorteggio. Parti con calma senza doverti presentare all’alba. Puoi fare una bella colazione e fermarti lungo il tragitto a parlare e osservare il paesaggio. Servirebbero molte più iniziative simili. Magari chiudendo la strada dalle 9.30 anziché alle 8.30, così gli automobilisti hanno tempo di passare prima. Questi Bike Day sono una vera festa senza velleità di classifica".

Eventi che coniugano salite e sicurezza: "Andare in strada quando c’è traffico motorizzato è diventato un problema. Ci sono troppi veicoli e le carreggiate non sono diventate più larghe nel corso degli anni. I camion, invece, sono più grossi. Per questo preferisco andare in mountain bike sui sentieri. E sarebbe necessario realizzare più piste dove i bambini possono cominciare a pedalare in sicurezza. Non veri e propri velodromi olimpici, ma luoghi sicuri dove andare in bicicletta senza rischi. Noi usavamo la pista per migliorarci tecnicamente. Ricordo sessioni di una settimana a Padova. Adesso, invece, la pista potrebbe essere una salvezza per allenarsi lontani dal traffico”.

Ed ecco le idee di Maria Canins sul professionismo femminile, lei che ha vinto due Tour de France femminili corsi quasi 40 anni fa per tre settimane nello stesso periodo degli uomini: "È stato bellissimo. Facevamo un percorso più breve, ma l’arrivo di tappa era lo stesso. Indimenticabile la passerella insieme sugli Champs Élysées e la premiazione con Hinault e Lemond. Adesso mi sembra che sia molta confusione nel calendario con troppe corse sovrapposte. Ad esempio, l’ultimo Giro d’Italia aveva poche atlete di livello al via. Per me le tappe dei grandi giri femminili dovrebbero essere più brevi: 100 km al massimo. Meno strada, ma tutta a manetta, con più divertimento per il pubblico. Anche gli uomini hanno accorciato le tappe per questo motivo. Non capisco cosa intendono fare di questo ciclismo femminile. Con tappe più corte vedremmo più azioni spettacolari e sarebbe più facile incastrare le corse a tappe femminili nello stesso periodo di quelle maschili”. 

Tante idee, ma la consapevolezza di non avere il carattere adatto ai compromessi della politica sportiva: "In certi contesti fare battaglie serve a poco. È un sistema pieno di posizioni di comodo. A parte che nessuno me l’ha mai chiesto, ma non sarebbe il mio: sono troppo schietta. Il mio carattere non andrebbe bene”. Una sincerità che si ritrova in questo parere sull'inaccettabile tragedia di Muriel Furrer: “Ognuno ha la sua sedia da difendere. Fanno finta di niente: crudi e freddi. Possibile che per ore nessuno si sia accorto che non era arrivata al traguardo? È inconcepibile che nessuno abbia visto niente”.

Infine un inno al suo approccio libero allo sport di alto livello, l'aspetto che  la rende ancora adessa amatissima dagli appassionati: “Adesso nello sport si fa tutto per soldi e gli atleti devono fare vedere mille sponsor. A me, invece, piaceva fare ciclismo per vedere il mondo. E non c’erano le radioline. Capitava che qualcuno arrivava al traguardo ed esultava senza sapere che un altro avesse già tagliato il traguardo. Ridevano tutti. Adesso sono tutti attaccati agli auricolari, si chiudono in loro stessi e non sono più abituati a parlarsi a voce. A me piaceva ascoltare solo le sensazioni delle mie gambe. Ho anche fatto certi attacchi balordi. La tecnologia può aiutare, ma talvolta ci allontana dalla natura. Forse sono solo mie fantasie. Ma così sono sempre stata libera”.