
Organizzatori sotto accusa, i motivi
Macchine contromano, strade rese troppo pericolose dal meteo avverso, incroci e deviazioni mal presidiati: non sono esattamente filati via lisci i primi mesi del 2025 per gli organizzatori delle corse di ciclismo di strada. Molti di loro, infatti, si sono trovati a fronteggiare episodi poco piacevoli che, in serie, hanno contribuito a portare alla ribalta un argomento delicato e complesso da affrontare come la messa a punto delle gare professionistiche e la sicurezza delle stesse.
Ciò che accaduto all’Etoile de Bessèges e alla Faun Ardeche in Francia e alla Volta ao Algarve in Portogallo ha inevitabilmente riacceso il dibattito su un tema che va affrontato con le pinze e analizzato evitando semplificazioni e generalizzazioni. Ognuna delle situazioni a cui abbiamo assistito nelle corse sopra menzionate ha invero avuto origine da cause diverse e, di conseguenza, è il riflesso di problemi differenti che non da quest’anno affliggono il mondo del ciclismo.
Andando più nello specifico, i motivi che hanno indotto alcuni corridori a sbagliare strada nell’ultimo chilometro della classica francese vanno ricercati nella velocità con cui essi si trovano a gareggiare al giorno d’oggi, nella loro poca lucidità e nella difficoltà a memorizzare i percorsi nelle fasi più concitate. Ragioni simili a quelle che, in Algarve, hanno spinto la maggior parte del gruppo a imboccare il rettilineo sbagliato nel finale della prima frazione dove però, come è stato ammesso dal direttore di corsa Sérgio Sousa, si è aggiunta una chiara e importante negligenza da parte dell’organizzazione, rea di non aver fatto tutto il necessario per fornire sufficienti indicazioni agli atleti attraverso i propri addetti.
Questi due casi differiscono totalmente dalle circostanze materializzatasi nella breve corsa transalpina dove il gruppo si è trovato più volte a fare i conti con la presenza di macchine in movimento sulla carreggiata, un problema che, interpretando le dichiarazioni rilasciate dalla responsabile dell’organizzazione Claudine Fangille, si può dedurre abbia origine dalle limitate risorse (economiche e di personale) a disposizione del comitato organizzatore per presidiare al meglio il tracciato e garantirne la messa in sicurezza. Budget, logistica di arrivo, istruzione del personale, andature elevate: appare dunque evidente che sia una pluralità di cause ad aver generato le criticità che abbiamo riscontrato su più fronti in questi primi mesi 2025, criticità che in futuro potranno, più o meno facilmente, essere arginate.
Fondamentale in questo senso sarà indubbiamente la buona volontà da parte degli organizzatori, i quali per non ricadere in errori simili ed elevare perciò gli standard delle proprie manifestazioni, non potranno prescindere anche dall’appoggio della federazione internazionale, dal sostegno di sponsor e enti locali e dalla consulenza di figure qualificate. Senza questo tipo di apporti, fermo restando il fatto che errare semper umanum est, sarà oltremodo complesso scongiurare la riproposizione di eventi simili.
Più difficile invece agire sulla lettura dei finali e sulle velocità di percorrenza degli atleti, protagonisti di un ciclismo moderno che, dai materiali fino alle ricerche su preparazione e nutrizione, spinge in direzione di una sua interpretazione sempre più esasperata e frenetica. Da questo punto di vista, quindi, starà solo a loro, interpreti della disciplina, individuare il giusto compromesso per essere più lucidi nella valutazione dei potenziali rischi in corsa e ridurre così quelle situazioni di pericolo in cui, purtroppo, oggi si trovano invischiati.
(Photo credits: @billy_lebelge)