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Uae Tour
Federico Guido

Uae Tour, traino di un movimento

Per un paese come gli Emirati Arabi Uniti lontano da quella che è sempre stata universalmente riconosciuta come la culla delle due ruote (l’Europa) e privo, dunque, di una lunga tradizione ciclistica non è affatto cosa di poco conto avere una squadra (e che squadra) nell’élite del ciclismo mondiale e ospitare un evento del massimo circuito internazionale su strada.

Parliamo ovviamente dell’UAETeam Emirates e dell’UAE Tour (in programma dal 17 al 23 febbraio), fiori all’occhiello e motivi di vanto di una piccola ma ricca nazione in cui, sulla scia dalle imprese realizzate da Tadej Pogacar e compagni e grazie alla visibilità data dalla corsa di casa, la bici sta acquisendo sempre più peso e spazio. Lo dimostrano il titolo di “Bike City” conferito dall’UCI alla città di Abu Dhabi nel 2021, l’assegnazione dei Mondiali di Urban Cycling 2022 e 2024, dei Mondiali Gran Fondo 2028, della rassegna iridata su strada 2028 e di quella su pista 2029 ma anche i cambiamenti comportamentali e urbanistici che hanno interessato e interesseranno sempre di più gli abitanti del posto e il loro territorio.

Nel prossimo futuro infatti gli Emirati potranno contare su un loro velodromo da 3500 posti e su una rete di piste ciclabili sempre più fitta (nella capitale Abu Dhabi i chilometri saranno più che raddoppiati nel corso dei prossimi dieci anni), infrastrutture queste che aiuteranno ad incrementare la comunità ciclofila locale che, come ha spiegato a Bici.Style Mauro Gianetti (Team Principal dell’UAE Team Emirates e incaricato 11 anni fa dal governo locale di promuovere l’utilizzo della bici nel paese), ammonta intorno alle 300.000 unità e presenta al suo interno un considerevole numero di donne.

Raggiungere tali traguardi e un tale sviluppo sarebbe stato alquanto difficile senza il contributo di persone qualificate in grado di attuare al meglio le direttive arrivate dall’alto e senza il traino di manifestazioni di respiro internazionale in grado sia di avvicinare la gente del posto alla bicicletta e ai suoi campioni sia di accrescere la consapevolezza sulle potenzialità ciclabili di un luogo sulla carta ostile alle due ruote. Quest’ultimo è proprio il caso dell’UAE Tour, nato nel 2019 dalla fusione dei già esistenti Abu Dhabi Tour e Dubai Tour con l’intento, ribadito in diverse circostanze dal Segretario Generale del Consiglio Sportivo di Abu Dhabi Aref Al Awani, di “creare un impatto maggiore a tutto tondo e promuovere il ciclismo come sport green e sostenibile nella regione”.

Tale finalità, unita all’ambizione di dar vita a “una delle migliori prove del calendario WorldTour”, ha spinto l’Abu Dhabi Sports Council ad appoggiarsi fin da subito a RCS Sport (società organizzatrice del Giro d’Italia) trovando in essa quelle competenze essenziali per dar vita a una corsa a tappe di una settimana completa (basti pensare che, ad eccezione delle edizioni 2020 e 2025, è sempre stata proposta almeno una prova a cronometro), suggestiva e capace di attrarre i grossi calibri al via. 

Questo lavoro, negli ultimi sei anni, si è tradotto nelle affermazioni di campioni conclamati (Tadej Pogacar nel 2021 e nel 2022, Primoz Roglic nel 2019, Adam Yates nel 2020, Remco Evenepoel nel 2023) e promesse (Lennert van Eetvelt l’anno scorso), in una scoppiettante moltitudine di duelli allo sprint (protagonista assoluto in questo senso Tim Merlier con 5 trionfi personali), in serrate prove contro il tempo (come quella che ha visto vittorioso Brandon McNulty nel 2024) ma anche nella scoperta di luoghi inizialmente sconosciuti al grande pubblico del ciclismo e poi diventati, col tempo, simbolo della manifestazione come le scalate a Jebel Hafeet e Jebel Jais o la “città giardino” di Al Ain.

Nell’insieme, la costante riproposizione di queste location come sedi di arrivo o partenza, la presenza ogni anno di grandi nomi a darsi battaglia e, aspetti da non sottovalutare, la collocazione in calendario della corsa e il fuso non troppo dissimile da quello europeo hanno permesso all’UAE Tour (e al suo territorio) di raggiungere gli obiettivi prefissati ottenendo riconoscibilità e uno status (quello di primo prestigioso showdown stagionale fra i big dello sprint e delle corse a tappe) ben preciso. In questo contesto altamente competitivo l’Italia storicamente ha sempre fatto fatica a brillare (due successi di tappa con Viviani nel 2019 e con Ganna nel 2021 più la classifica a punti della prima edizione vinta sempre dal veronese) ma ai tifosi nostrani non sono mancati i motivi per esaltarsi e seguire con partecipazione e occhi attenti la corsa emiratina, attesa con sempre più trepidazione sia dal pubblico occidentale, notoriamente avido di ciclismo a inizio stagione, che da una popolazione, quella del posto, sempre più entusiasta e stregata dall’universo del pedale.

(Photo credits: www.theuaetour.com/gallery)