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Stefano Scacchi

Viviani: "Sogno una tappa al Giro 2025”

Un altro anno di medaglie olimpiche e mondiali. Elia Viviani prosegue nel suo ruolo di Profeta della pista azzurra. Ma nel 2025, dopo tante soddisfazioni dai velodromi, Elia sogna di tornare ad alzare le braccia su un traguardo del Giro d’Italia. Il 35enne velocista veronese, ideale fratello maggiore di tutti i pistard italiani, si racconta a bikechannel.it nella serata di presentazione delle novità di Livigno, località spesso scelta da Viviani per allenarsi, che si si è svolta nei giorni scorsi a Milano.

Il 2024 è stato un altro anno di medaglie personali e di insegnamenti da Profeta ai compagni di nazionale altrettanto vincenti.

“Ogni medaglia della pista ha un nesso con il mio oro ai Giochi di Rio de Janeiro nel 2016. Tutto parte da lì. Poi è stato un susseguirsi con Ganna, Milan e gli altri. Io ci metto i miei 20 anni di esperienza per aiutare a raggiungere i risultati. Caratterialmente sono fatto così. Mi piace aiutare ragazzi più giovani. Sono il vecchietto del nostro gruppo”.

Date un’idea di grande coesione.

“Dovete immaginare la nazionale della pista come una squadra che collabora in tutto. Quando Milan dice che vuole fare il record del mondo nell’inseguimento individuale, si mette in moto un’equipe di direttori, Ct e compagni che danno il loro contributo. Faccio un altro esempio: a Parigi il modo di correre di Vittoria Guazzini e Chiara Consonni nell’oro della Madison ha spinto me e Simone Consonni a correre in modo un po’ folle in una prova dove non avevamo mai ottenuto grandi risultati. Ed è arrivato l’argento”.

Nella pista è più facile fare gruppo?

“Si, perché facciamo più ritiri oltre a Mondiali, Europei e Olimpiadi che sono le uniche occasioni di ritrovo della nazionale degli stradisti”.

Il suo esempio di Rio è stato fondamentale?

“Penso di sì. Soprattutto perché è stato seguito da tante vittorie su strada nei tre anni successivi. Un segnale raccolto da Consonni prima, poi da Ganna e ora da Milan. E spero che seguano tanti giovani. Così tanti stradisti, vedendo che la pista non danneggia, hanno iniziato a sognare i cinque cerchi. Non è scontato nel ciclismo, dove su strada il Mondiale vale meno delle Olimpiadi”.

La pista aiuta la strada?

“Assolutamente, in termini atletici e tecnici. Vale anche per altre discipline: mountain bike e cross. Sono tutte complementari. Le partenze in pista danno esplosività su strada. La tecnica di andare in bici senza freni con scatto fisso in pista aiuta a essere più svegli in gruppo. Stesso discorso per la mtb”.

È possibile fare tutto?

“Specializzarsi fa la differenza. Non bisogna lasciare la pista o fare solo la pista. Bisogna decidere le mattonelle da mettere nella carriera. Così devono fare Milan e Ganna. Per entrambi la prossima mattonella è vincere una classica monumento e una tappa al Tour de France, a maggior ragione in un anno post-olimpico. Le scelte possono essere diverse di anno in anno. Come ho fatto io”.

Quale classica monumento può vincere Ganna?

“La Milano-Sanremo, ci è già andato vicino. Ora deve provarci a piedi pari. Poi il Fiandre. E tra le altre classiche può vincere la Gand-Wevelgem”.

Milan a cosa deve puntare?

“Deve conquistare la maglia verde al Tour. Può diventare il velocista più forte del mondo. Poi Jonathan e Pippo potrebbero fare parte del quartetto olimpico d Los Angeles 2028, se Uci e Cio opteranno per un percorso in linea molto più selettivo di quello di Parigi”.

E le sue prossime mattonelle quali sono?

“Nel 2025 vorrei tornare a disputare il Giro d'Italia. Vincere una tappa poi sarebbe un sogno per rivivere le emozioni del 2018 che ormai sono lontane”.

Il Profeta Viviani sogna un futuro da Ct della pista?

“Mi piace il ruolo che ho di leader del gruppo della pista. E mi piace l’ambiente della nazionale. Quindi non so se Ct o quale altro ruolo, tenendo presente che non ho le competenze tecniche di Marco Villa in questo momento, ma vorrei restare nell’ambiente. Che sia la nazionale o altro vedremo”.

(Photo credit: Livigno Next)