Catria, Nerone e Petrano: Il giro dei tre 'giganti'
Articolo pubblicato su BIKE Volume 2 Edizione Autumn 2020
Era da almeno un paio d’anni che avevo in testa il pallino di fare il cosiddetto Giro dei Tre Monti. Lo premetto subito: non si può fare senza un certo tipo di allenamento. E non tanto per i km complessivi, che sono 120, quanto per il dislivello, che a fine giornata segna 3.500 metri. Ma, garantisco, ne vale la pena. Avevo già affrontato più volte queste montagne, soltanto singolarmente, cosa peraltro sempre fattibile. Collezionarle tutte e tre insieme, però, ha un altro fascino.
La macchina la si può lasciare in qualsiasi punto dell’anello e, in teoria, le salite si possono fare nell’ordine che si vuole. Io ho scelto il giro classico, quello coi versanti più duri. Alle 8:15 del mattino il primo colpo di pedale è partito da Frontone. Niente riscaldamento, niente pianura. Un chilometro per arrivare a Buonconsiglio, svolta a sinistra e comincia il primo calvario: il Monte Catria. La strada non è battuta da macchine, ti infili in una sorta di gola abbracciato da rocce e verde intenso e vai via facile per i primi 3 km. Ma alla fontana, dove è sempre utile fare rifornimento prima dell’ascesa, la musica cambia. Tornante a destra e iniziano circa 4 km d’inferno. Le pendenze sono sempre superiori al 10 per cento ed è in questo tratto che si tocca anche il 20.
Terminata l’agonia arriva una doppia sorpresa: quella bella è il panorama da sogno che si schiude verso la costa, iniziando a dominare dall’alto la pianura sottostante; quella brutta sono i quasi 6 km di sterrato in cui ci si imbatte. Per i puri esteti di sicuro una scocciatura, ma in realtà è un ottimo modo per sentire addosso l’atmosfera delle strade bianche. Dopo 15 km abbondanti si scollina e quando vedi la croce del Catria, a cui purtroppo si può arrivare solo facendo 2 km in mtb o a piedi, il cuore si riempie sempre di una certa emozione.
Il primo scoglio è superato. Picchiata su Chiaserna (famosa per il pane), passaggio da Cantiano (celebre per le amarene) e quindi sterzata verso Palcano e Moria, salita non paragonabile ai tre totem, ma salita vera e che resta nelle gambe prima di scendere a Pianello. Dopo l’obbligatoria sosta caffè nel bar del paesello, è da qui che si attacca il Monte Nerone. Sono 16 km, 20 tornanti numerati e 1.100 metri di dislivello, con pendenze sempre più o meno fra il 7 e il 10 per cento. Asfalto a parte, questa è una salita magica. Bellissima. Coinvolgente. Soprattutto panoramica. Da metà alla vetta hai sempre il conforto di una vista che ti sembra addolcire le pendenze della strada. Qui l’occhio spazia dai Sibillini in lontananza a tutto l’entroterra toscano verso il Subasio e oltre. Da capogiro. E chi non ha l’ossessione di fare chissà che tempi o prestazioni deve bloccarsi ogni tanto a fare qualche foto. Se proprio non volete interrompere l’ascesa, su alla rotonda di Cima Bibi il panorama è a 360 gradi.
Questo è il tetto delle Marche. Da qui c’è un altro panorama della vita. Ma il giro deve proseguire. Si fa la discesa dal versante di Serravalle (meglio asfaltata), si ripassa a Pianello e con un bel fondovalle si arriva a Cagli. Appena fuori dal centro storico partono i 10,4 km di salita del Monte Petrano. È una salita regolare, che non molla mai soprattutto per i primi 6 km (sempre attorno all’8 per cento, con punte al 13), punto dove il panorama finalmente si apre. In vetta, dove siamo a poco più di 1000 metri, sembra di essere su una sorta di panettone. Dalla stele che ricorda Michele Scarponi, però, guardi da un lato il Nerone e dall’altro il Catria e cominci a renderti conto della piccola impresa che hai portato a termine. Dopo la discesa restano una decina di km scarsi per tornare a Frontone. Ma anche qui non sono piatti ed è un ultimo saliscendi che ti fa bruciare le gambe. Specialmente se, come nel mio caso, decidi di concludere in bellezza su al Castello (2 km, ma con l’ultimo praticamente fisso al 14-15 per cento).
La missione è stata portata a termine. I Tre Monti sono stati domati. Non resta che reintegrare tutto con una bella cena alla locanda San Martino nel delizioso borgo di Montalfoglio (20 km da Frontone). Dove, dopo il temporale, è spuntato pure l’arcobaleno. Un ultimo regalo per una giornata indimenticabile.