Bike park, volano per l'economia montana
Articolo pubblicato su BIKE Volume 4 edizione Spring aprile-giugno 2021
Veri e propri parchi divertimento per appassionati di mountain bike, i bike park rappresentano un’importante opportunità di business per le località montane. Luoghi dove fare il pieno di adrenalina in totale sicurezza, sorgono in corrispondenza di impianti sciistici e di risalita, contribuendo a mantenerli operativi anche durante la stagione estiva.
Gli shapers, che sono gli specialisti che progettano e realizzano i percorsi, adattano il disegno in base alle caratteristiche morfologiche del terreno nonché al concept di pista che si intende realizzare. Valorizzando le specifiche proprietà del fondo, le curve e gli ostacoli che la natura offre. Integrandole, però, con le iconiche passerelle in legno north shore, sempre garantendo la sostenibilità ambientale nonché un’adeguata finitura estetica.
L’intervento dell’uomo, più o meno visibile a seconda del tracciato, determina l’aspetto del trail che può essere assolutamente naturale, con passarelle dalla larghezza molto contenuta, anche inferiore al metro, o più marcatamente artificiale con lunghi tratti in legno, salti e curve paraboliche di notevoli dimensioni. Il tipo di terreno, la pendenza e il materiale presente in loco contribuiscono a determinare la struttura di costi dell’opera. Si parte da 30 euro al metro per le passerelle base fino a 60 euro al metro per le cosiddette jump line, che possono superare i 200 euro al metro in caso di ricorso al north shore.
Per finalizzare il progetto è essenziale il coinvolgimento delle comunità locali. Centrale il ruolo degli enti pubblici, non soltanto nel rilasciare i permessi, ma anche perché spesso finanziano direttamente l’opera. Fondamentale poi è il sostegno dell’intera filiera economica, dalle professionalità e maestranze presenti sul territorio, che possono contribuire attivamente alla costruzione del bike park, fino ad alberghi, bar e ristoranti, noleggi bici e tutti quei servizi complementari, indispensabili per creare un ambiente ideale e accogliente per i biker.
Ad oggi, almeno in Italia, gli sponsor non rivestono ancora, purtroppo, un ruolo così importante nella creazione di un bike park. Nel mondo invece non mancano le best practice di riferimento, con aziende, come per esempio Walmart, che sono state protagoniste del finanziamento di progetti da decine di milioni di dollari per la creazione di reti, percorsi e strutture (pump track e dirt park) legati alle due ruote. Questo tipo di investimento può stravolgere positivamente l’economia di una località turistica. In Canada, Whistler è l’esempio più eclatante di come le due ruote possano cambiare l’economia di un paese. Il centro di 12mila abitanti all’inizio degli anni Ottanta decise di ampliare l’offerta turistica, allora limitata allo sci, con le bici. Oggi vanta oltre 300 chilometri di sterrati pubblici e, dei tre milioni di visitatori annuali, il 55% è mosso dai pedali.
In Italia sono tante le località montane che stanno puntando sulle bici. Precursore è stato il comprensorio Dolomiti Paganella. Nel 2008 i ragazzi di Danger Zone, negozio e team di downhill guidato da Ezio Cattani, hanno inviato agli enti i primi progetti per la creazione di un bike park.
A Fai della Paganella (nelle foto), dopo l’organizzazione di alcune gare nel 2011, grazie alla concessione del Comune, è stato possibile aprire il bike park affittando gli impianti di risalita, normalmente chiusi nel periodo estivo. Nel 2015 la svolta, grazie all’apertura dell’Apt che è divenuta coordinatrice di un progetto condiviso con tutte le realtà locali. Oggi dei 30mila primi ingressi annui il 15% sono rappresentati dagli amanti delle due ruote. Significa ben oltre 200mila passaggi con un impatto economico da quasi cinque milioni di euro. Il biker medio ha 40 anni, viaggia con amici soggiornando da uno a tre giorni e una spesa giornaliera di circa 200 euro.
Oltre all’indotto economico è rilevante quello sociale. L’apertura degli impianti nel periodo estivo ha permesso infatti di dare continuità a quanti vivono e lavorano nel comparto turistico contribuendo a frenare l’esodo dai paesi alpini della zona. Tra gli altri bike park che si sono distinti in Italia ci sono Pila (Valle d’Aosta) e Livigno con il Mottolino e Carosello 3000.