Budget cap e luxury tax nel World Tour
Anche gli organizzatori delle grandi corse ciclistiche sono favorevoli all’introduzione di un budget cap per le squadre del World Tour. Troppo forte lo squilibrio tra i pochi team che arrivano a investire fino a 60 milioni all’anno e gli altri che si devono fermare intorno a quota 12-15 milioni. L’idea di calmierare le spese eccessive bilanciando conseguentemente i valori sportivi viene analizzata da gruppi di lavoro composti da Uci e Aiocc, l’associazione internazionale degli organizzatori delle corse ciclistiche.
Nel processo di approfondimento di questo tema è stata coinvolta anche Pwc, una delle principali società mondiali di consulenza finanziaria. Pwc ha presentato una relazione nella quale spiega l’approccio di altri sport che utilizzano gli strumenti del salary cap oppure del budget cap. Il primo è riferito al calmieramento degli ingaggi degli atleti, il secondo al contenimento delle spese complessive. Il gruppo di lavoro congiunto ha deciso di implementare un meccanismo di sostenibilità finanziaria del ciclismo professionistico per creare un equilibrio competitivo. Il modello scelto va verso la direzione di un mix tra budget cap e luxury tax che colpirebbe i team più ricchi con un effetto benefico sulla ridistribuzione delle risorse.
La volontà è quella di intervenire per rendere meno scontati i risultati delle classiche e delle grandi corse a tappe: in questo momento quattro team (Uae, Visma, Soudal Quick Step e Ineos vincono oltre il 60% delle corse. Il modo concreto di implementare questa riforma sarà precisato nelle successive riunioni tra Uci e board Aiocc. Le applicazioni sono le più svariate. Ad esempio, viene presa in considerazione anche la possibilità di limitare il numero dei punti di rifornimento in corsa. Da un lato, per ragioni di sicurezza evitando gli intasamenti tipici di quelle fasi. Dall’altro, per non avvantaggiare troppo i team che avendo uno staff più ampio possono permettersi di disseminare il percorso di addetti a passare borracce, barrette e gel ai corridori.
(Photo credits: Sprint Cycling Agency)