L'altra strada del ciclismo italiano
Il momento del ciclismo italiano non è dei più esaltanti. È un giudizio che si basa soprattutto sulla crisi della specialità regina di questo sport: la strada. È questa la disciplina che attrae i tifosi e scrive le pagine più epiche. In questo settore l’Italia è in grave difficoltà. Il 2024 è stato uno degli anni più deludenti degli ultimi decenni. Forse l’acuto davvero più incoraggiante, al di là delle medaglie d’argento di Filippo Ganna nelle cronometro di Olimpiadi e Mondiali e del bronzo di Elisa Longo Borghini nella prova mondiale in linea femminile, è arrivato da una giovane promessa: Lorenzo Finn, oro nella prova iridata juniores a Zurigo.
Ma, al di fuori della strada, sono tanti gli atleti azzurri che si sono messi in luce nel corso dell’ultimo anno e promettono di farlo anche in quello appena iniziato. In pista sono stati immensi Jonathan Milan, Elisa Guazzini e Chiara Consonni. Nel ciclocross sta entusiasmando tutti Mattia Agostinacchio: il valdostano, dopo essersi laureato campione europeo a novembre in Spagna, sta continuando a mietere successi nelle tappe dei circuiti invernali anche a casa dei maestri belgi.
Una sua corregionale ormai è la regina incontrastata di una specialità sempre più in ascesa tra i giovani: l’Eliminator. Si tratta di Gaia Tormena, 22enne di Aosta, numero uno incontrastata tra Mondiali, Europei e Coppa del Mondo. La sua bacheca è già strapiena. E nel 2024 ha vinto la sua prima gara su strada. Nel 2025 ci riproverà.
Non è solo ciclismo, ma in buona parte è anche ciclismo: stiamo parlando dell’Ironman. Qui il 33enne Gregory Barnaby, nato a Verona, è stato il vincitore dell’Ironman Pro Series, il circuito professionistico che ha vissuto quest’anno la sua prima edizione. Ci è riuscito grazie alle sue ottime frazioni in bicicletta. Non è una consolazione per il momento negativo della strada, ma dimostra che il ciclismo italiano è vivo in tanti altri settori.