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Safety in numbers

Alessia Bellan

Il teorema di Jacobsen: più ciclisti per le strade, meno incidenti

Safety in numbers

Si è da poco conclusa la Giornata mondiale in memoria delle vittime sulla strada, un’occasione importante per interrogarsi sulle cause e individuare le soluzioni per fare fronte a un’emergenza collettiva. Tra le tante proposte in campo, continuare a favorire l’aumento del numero di ciclisti (e pedoni) sulle strade, da cui paradossalmente deriverebbe, secondo autorevoli studi, un maggiore livello di sicurezza proprio per gli stessi utenti deboli della strada. Al contrario di quello che si potrebbe immaginare, infatti, il numero di incidenti non varia direttamente con la quantità di persone che camminano e vanno in bicicletta. Più pedoni e ciclisti per le strade non equivalgono a più potenziali vittime, al contrario, un numero superiore di persone assicurerebbe maggiore sicurezza proprio per gli stessi. Un fenomeno non lineare, quello che vede coinvolti in incidenti stradali pedoni e ciclisti, da tempo appassiona studiosi di tutto il mondo che ne studiano le dinamiche. Nota col nome “Safety in numbers”, dall’efficace campagna promossa dalla Cyclists Touring Club inglese, questa importante teoria si basa sulla correlazione tra ciclabilità e riduzione dell’incidentalità, che a sua volta porta un ulteriore aumento dei ciclisti. Il circolo è virtuoso: più ciclisti, più sicurezza.

Dal momento che è improbabile che chi cammina o si muove in bicicletta diventi più cauto in presenza di un numero maggiore di persone che si sposta allo stesso modo, ciò suggerisce che a influire sulla probabilità di collisioni è il comportamento degli automobilisti. Sembra infatti certo che gli automobilisti adattino il loro atteggiamento in base alla percezione di incrociare altri utenti vulnerabili sulla strada. Ne deriva una conclusione importante, ovvero che un automobilista abbia meno probabilità di entrare in collisione con una persona che cammina e va in bicicletta se più persone camminano o vanno in bicicletta. Le politiche che puntano a incrementare la mobilità dolce sembrano essere dunque tra le più efficaci per garantire la sicurezza sulle strade e ridurre il numero degli incidenti

Safety in numbers

Ad avvalorare questa tesi, lo studio 'More walkers and bicyclists, safer walking and bicycling’, condotto qualche anno fa da Peter Lyndon Jacobsen, un consulente per la salute pubblica della città statunitense di Sacramento, che ha calcolato che, raddoppiando i ciclisti, il rischio per km si riduce del 34%, mentre se questi si dimezzano il rischio aumenta del 52%. Incrociando luoghi e intervalli di tempo con i dati sia sugli infortuni sia sulla quantità di spostamenti a piedi e in bicicletta, Jacobsen ha esaminato i dati di incidentalità di 68 città in California, 47 in Danimarca e 14 in altri paesi europei, per confrontare la correlazione tra gli incidenti che hanno visto coinvolti veicoli a motore e pedoni/ciclisti e il numero di utenti non motorizzati presenti. Le conclusioni? Strabilianti. Se in Europa e Nord America la quantità di spostamenti a piedi e in bicicletta varia enormemente - dal 6% di tutti gli spostamenti Usa al 46% nei Paesi Bassi - il tasso di incidenti mortali pro capite tra pedoni e ciclisti è tuttavia più o meno lo stesso nei due paesi, 1,9/100.000 nei Paesi Bassi e 2,1/100.000 negli Stati Uniti. Le analisi pubblicate sui tassi di collisione in incroci specifici hanno rilevato una relazione non lineare, in quanto questi diminuiscono con l'aumentare del numero di persone che camminano o vanno in bicicletta, tratteggiando un modello coerente in comunità di dimensioni diverse, da incroci specifici a città e paesi, e in periodi di tempo diversi. Un risultato sorprendente, a dimostrazione di quanto la percezione sul numero di utenti incrociati dagli automobilisti abbia un ruolo importante nella prevenzione da parte loro di incidenti importanti.