
Mondiali in Ruanda, ecco come cresce il movimento femminile
Tra poco più di un mese, il via sarà il 21 settembre fino al 28 dello stesso mese, scatteranno i Mondiali di ciclismo in Ruanda. Per la prima volta saranno disputati in un paese africano. Ad aiutare il ciclismo femminile c’è una realtà solida come Bikes for Future. Si tratta di una squadra (tutta al femminile) sostenuta dall’organizzazione umanitaria no profit Plan International e da Learn Work Develop (LWD). Punta a sfidare gli stereotipi di genere e a scendere in strada per aiutare le giovani donne ruandesi attraverso lo sport. «In passato se una ragazza fosse andata in bicicletta, la gente la avrebbe presa in giro. Le avrebbero detto: “Non sei un ragazzo, perché vai in bicicletta?”», ha raccontato alla Bbc Sport Africa Mbabazi Fillette, responsabile dei programmi e delle partnership presso LWD. «Se vedessero una ragazzina andare in bicicletta, sarebbe considerato un abominio – ha continuato –. Stiamo dimostrando che le ragazze possono non solo andare in bicicletta, ma anche competere ai massimi livelli». La crescita del ciclismo femminile in questa zona del mondo parte da qui, dal Ruanda.
La storia di Olivia Maniragena
È emblematica la storia di Olivia Maniragena, una ragazza che ha dovuto affrontare fin da giovanissima tante insidie. È rimasta orfana a 14 anni e da sola ha cresciuto tre fratelli. Contemporaneamente è diventata madre di due figli prima di compiere 20 anni, ma quando stava per nascere il secondogenito è stata lasciata dal marito. Adesso ha 21 anni e ha trovato una stabilità mentale ed emotiva proprio grazie al ciclismo. Vorrebbe partecipare ai campionati del mondo in Ruanda, il suo paese, e ha come obiettivo la gara inaugurale Under 23 femminile. Se lei e la sua squadra non dovessero farcela, allora prenderebbero parte a una gara sociale collegata alla manifestazione iridata: «Il ciclismo mi ha aiutato a prendermi cura della mia famiglia. Andavo a prendere l’acqua, a raccogliere legna da ardere e a fare commissioni», ha rivelato a Bbc Sport Africa parlando della sua infanzia. E ancora: «Mi rende felice. Quando pedalo, mi libera dall’ansia e dalla depressione».
Le considerazioni
Tutte sono felici di Olivia e della sua grande passione per il mondo del ciclismo: «Ciò che la rende unica è la sua determinazione», ha detto la sua allenatrice, Niyonsaba Elidad. «Sa cosa vuole. Ogni volta che ci alleniamo, dà il massimo». Maniragena sa anche smontare e rimontare una bicicletta in cinque minuti. Questo lavoro è stato per lei una vera e propria ancora di salvezza dal punto di vista economico. Anche perché una bici da corsa decente costa tra i 42 e i 104 dollari, una cifra irraggiungibile per molte persone provenienti da contesti a basso reddito. Maniragena non si è mai fermata, vincendo diverse gare nella Rwanda Youth Racing Cup.
La questione conflitti
Nel frattempo, mentre il Ruanda si prepara a ospitare i Mondiali di ciclismo, le tensioni internazionali al confine si sono allentate. Tutto questo grazie a un patto tra la Repubblica Democratica del Congo e il gruppo ribelle M23. L’accordo è stato firmato in Qatar il mese scorso e punta a porre fine alle ostilità nel Congo orientale. È un confitto che ha creato molte tensioni tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, ma questi Mondiali – e ne è fortemente convinta l’Uci – aiuterà questa zona del pianeta.
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