
Muriel Furrer, l'Uci introduce il Gps ma non ci sono ancora responsabili
È passato quasi un anno ed è cominciato un altro Mondiale. L’inizio delle gare iridate in Ruanda rimanda automaticamente il pensiero alla tragedia della giovane promessa svizzera Muriel Furrer, che ha perso la vita ad appena 18 anni durante la prova juniores di Zurigo 2024. Era il 26 settembre scorso. Fatale una caduta che ha portato Muriel a sbattere la testa contro un albero. Inaccettabile quello che è successo dopo, con la ragazza rimasta senza soccorsi per un tempo lunghissimo quando le compagne erano già arrivate al traguardo. Un ritardo che ha compromesso ogni tentativo di salvarla durante il ricovero in ospedale.
La dinamica ha ovviamente spinto le autorità elvetiche ad aprire un’inchiesta per rintracciare le responsabilità penali di una catena di errori così devastante. Ma, a un anno di distanza, non ci sono notizie sulla conclusione di queste indagini e sull’apertura di un processo. E fin dall'inizio l'Uci non ha voluto rispondere sulla volontà di aprire indagini interne per accertare le responsabilità organizzative, a prescindere dall'andamento delle inchieste delle autorità. Un grande silenzio è calato su questa terribile tragedia fin dai primi giorni successivi, lasciando ancora più sgomenti i genitori di Muriel, Christine e Reto, che a distanza di qualche mese hanno concesso un'intervista nella quale erano ancora increduli per l'assenza di soccorsi per oltre mezzora dalla caduta della figlia.
Questo dramma, però, ha almeno avuto l’effetto di spingere l’Uci a introdurre una novità tecnologica fondamentale. Proprio a partire dai Mondiali in Ruanda, iniziati domenica scorsa, dopo il test all’ultimo Giro di Romandia femminile, in una corsa che aveva anche figure in comune con l’organizzazione dei Mondiali di Zurigo. Ogni corridore di tutte le prove iridate a Kigali è dotato di un sistema Gps collegato sotto la sella che permette di rendersi conto in ogni momento di eventuali anomalie, in particolare di un corridore che si ferma senza muoversi più. Il geolocalizzatore, realizzato dall’Uci nell’ambito del suo programma SafeR, è collegato con una sala operativa, a sua volta in contatto costante con i commissari di gara. Evidente l’obiettivo di consentire ai medici di intervenire rapidamente nel momento in cui ci si accorge di un corridore immobile per un tempo sospetto.
Si tratta di un’innovazione chiesta a gran voce dai rappresentanti delle associazioni internazionali dei corridori. Ne aveva parlato lo scorso dicembre con bikechannel.it Alessandra Cappellotto, vicepresidente dell’associazione mondiale dei ciclisti professionisti (Cpa) e fondatrice della sua divisione femminile. La stessa esigenza era sentita anche dagli organizzatori delle più importanti corse ciclistiche. Con un’insistenza sempre maggiore dopo la tragedia di Muriel Furrer. La stessa posizione dei genitori di Muriel che a gennaio avevano chiesto all'Uci di introdurre questo sistema di geolocalizzazione sottolineando la contraddizione tra l'assenza di questa tecnologia e la presenza massiccia di telecamere al seguito di una corsa (senza dimenticare le radioline che consentono ai ciclisti di parlare costantemente con le ammiraglie). L'Uci finalmente è intervenuta, ma il dramma di Muriel attende ancora di conoscere i suoi colpevoli, a un anno di distanza.
(Photo credits: www.uci.org)