
Saronni: “World Tour solo con la base”
La necessità di ripartire dalla base, per ricreare un vero e proprio vivaio giovanile e far sì che il ciclismo italiano continui ad essere la storia del nostro Paese anche nel futuro. Alla presentazione della Coppa Italia delle Regioni avvenuta alla Camera dei Deputati, con Giuseppe Saronni si è affrontato il tema dei giovani e delle società locali per tornare a portare al professionismo tanti corridori italiani e, un domani, una squadra italiana nel World Tour. Lo sa bene il campione nativo di Novara, ultimo manager di una squadra World Tour a matrice italiana, la Lampre, prima di diventare UAE Emirates.
Al talk tra grandi del ciclismo italiano come Nibali, Moser e Bugno, che si è tenuto durante la presentazione, si è parlato del ruolo che la Coppa Italia delle Regioni può avere anche per cercare risorse in termini di sponsor, fondamentali per la vita di una squadra. Per Saronni si tratta di ripartire dalle società di base, che negli ultimi anni sono in difficoltà per tanti motivi: dai problemi di costi alle persone che seguono i ragazzi, la pericolosità delle strade e gli allenamenti difficili, soprattutto in età allievi e juniores. Ai microfoni di bikechannel.it, il campione del mondo 1982 a Goodwood ha approfondito il tema, sia nella veste di ex corridore che di dirigente. In particolare ha analizzato il ruolo che la Coppa Italia delle Regioni può avere, considerato anche il ruolo di vicepresidente della Lega del Ciclismo Professionistico, promotrice del circuito composto da 31 corse in questo 2025. “La Coppa Italia delle Regioni rappresenta un passo istituzionale importante, visto che siamo protagonisti in questo ambiente a livello istituzionale dove il ciclismo non era mai arrivato prima. È importante per il territorio perché questo trofeo poi raduna tutte le migliori corse italiane e crea una classifica, un trofeo finale, un po' come le tappe di un grande giro, ma soprattutto perché unisce gli organizzatori. C'è un progetto per la promozione dei territori, che sono favolosi e meritano di essere fatti vedere alla grande".
Per quanto riguarda il fatto di unificare tutte le più importanti competizioni italiani e la possibilità di far crescere giovani e tecnici per una squadra World Tour italiana in futuro, il due volte vincitore di Giro d’Italia più Milano Sanremo e Giro di Lombardia va più alla radice della questione: “La promozione serve anche per dare aiuto ed entusiasmo alla struttura giovanile che stiamo un po' perdendo perché è in difficoltà. Il ciclismo purtroppo ha tanti problemi: il rischio, gli allenamenti che fanno i ragazzi per le strade, i costi eccessivi, la fatica, quindi non è facile. Tuttavia bisogna ricostruire il settore giovanile perché prima di arrivare a una squadra di alto livello abbiamo bisogno di far crescere dei nostri giovani. Occorre tornare a costruire una vera e propria base, perché è inutile pensare a una grande squadra di livello World Tour se poi non hai atleti italiani da far crescere e da posizionare, così sensibilizzi gli sponsor per creare squadre. L'esempio è chiaro, non puoi costruire la casa dal tetto”.
Società di base che devono essere radicate in tutta Italia per poter permettere a ogni ragazzo di poter praticare ciclismo vicino casa, per evitare così che i sacrifici siano troppi: “È un problema che c'è attualmente - afferma Saronni - oggi anche dei ragazzi che meritano, che hanno delle possibilità, purtroppo non avendo squadre sul territorio sono costretti a emigrare, andare lontano (ma questo non è sempre facile, anche a livello economico) oppure sono costretti a smettere, ed è un peccato”.