
Van der Poel, Pogacar e l'harakiri Visma: la strategia fa la differenza
L'attacco decisivo di Tadej Pogacar sull'Oude Kwaremont nell'ultimo Giro delle Fiandre ha ristabilito un po' di normalità. La normalità che negli ultimi anni ha contraddistinto le classiche Monumento e le gare più dure delle corse a tappe. Tra lo sloveno, Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel e Mathieu van der Poel, i protagonisti principali World Tour delle ultime stagioni hanno quasi sempre strappato vittorie schiaccianti, dominanti: prove di forza totali immerse in uno spettacolo senza precedenti.
Il quasi, però, è d'obbligo. Ci sono stati frangenti in cui, sia per caratteristiche degli stessi corridori, sia per sviluppo frastagliato della corsa stessa, non abbiamo assistito a zampate pirotecniche dei big. Certo, anche in queste gare i migliori hanno tentato attacchi su attacchi, senza però riuscire a fare la differenza. È proprio in questi casi, forse più ancorati al ciclismo di qualche lustro fa, in cui la strategia nelle fasi finali ha portato (oppure ha fatto evaporare) un successo.
Pogacar e la "soluzione ponte"
Il primo episodio che balza alla nostra mente risale a poco più di un anno fa. Tadej Pogacar si presenta al Tour de France con il Giro d'Italia in tasca, ma dopo aver pagato dazio contro Jonas Vingegaard nell'edizione precedente della Grande Boucle. Nel corso della quattordicesima tappa, su Pla d'Adet, lo sloveno non attacca in prima persona: manda in avanscoperta Adam Yates, che prende un po' di metri di vantaggio sul resto del plotone. Il Campione del Mondo (ai tempi non ancora iridato) decide di dare fuoco alle polveri solo in un secondo momento, per sfruttare il suo compagno di squadra come ponte e contrattaccare ai fini di sfiancare gli avversari. Risultato? Pogacar stacca tutti e si prende la tappa, aumentando il suo vantaggio su Vingegaard. Probabilmente l'alfiere della UAE Emirates avrebbe vinto il Tour senza problemi anche senza questa tattica, rivelatasi però decisiva in quel frangente.
La "non volata" di van der Poel
Tra le strategie funzionanti più recenti c'è indubbiamente la "non volata" di Mathieu van der Poel alla Milano-Sanremo 2025. Dopo aver resistito alle sfuriate di Pogacar sulla Cipressa e sul Poggio, sul petto dell'olandese viene affissa la spilla del favorito, ma al duo di fenomeni si unisce il terzo incomodo Ganna. Quando tutto lascia pensare alla volata finale, ecco che arriva la mossa vincente del corridore della Alpecin-Deceuninck. Non fraintendeteci, lo sprint c'è stato (e tutt'altro che leggero), ma VDP decide di alzarsi sui pedali nell'esatto istante in cui l'italiano della Ineos si volta per controllare Pogacar, prendendo in contropiede entrambi i suoi rivali. Nella frenesia e nell'adrenalina del momento, l'istinto e la tattica che aprono quel gap per fare la differenza. D'altronde, per battere Tadej (talvolta anche in volata), bisogna sempre inventarsi qualcosa.
L'harakiri della Visma
Dulcis in fundo, sia in termini cronologici che di efficacia, il totale harakiri della Visma-Lease a Bike nella Dwars door Vlaanderen di pochi giorni fa. I calabroni restano in tre al comando a 10 km dalla fine, con il solo Neilson Powless della EF-Education-EasyPost come rivale rimanente. Invece che tentare di staccare lo statunitense avversario con ripetuti attacchi a turno, la formazione olandese (nella figura di Wout van Aert) decide di andare per la volata, correndo il rischio di tenere a contatto e "in gara" anche Powless. Dopo l'ultima curva il belga non ha più energie per lo sprint, con il corridore della EF che resta in scia e beffa i tre gialloneri al traguardo. Una vera e propria débàcle, in tre contro uno, in una corsa importante prima del Fiandre.
Quando la totale supremazia non basta, o quando basta ma di fenomeni in corsa ce ne sono tanti, la tattica e l'istinto rischiano di fare la differenza. Sovente in positivo, se gli attori principali sono corridori del calibro di Pogacar e van der Poel, talvolta in negativo, se rischi tanto come nel caso della Visma.
(photocredtis: rondevanvlaanderen.be)