Il freno a disco sulle bici da corsa
Il 3 giugno ricorre la Giornata mondiale della bicicletta. Per celebrarla BIKE vi propone una serie di articoli e curiosità sulla storia delle due ruote a pedali, dalle origini all’e-bike.
Ernesto Colnago iniziò a correre in bicicletta da ragazzino e fu costretto a smettere per colpa di una brutta caduta. Aprì la sua piccola officina fino a che il destino lo volle a pedalare al fianco di Fiorenzo Magni, il quale durante l’uscita lamentò uno strano fastidio muscolare: Ernesto sistemò le pedivelle del campione il quale lo volle poi come meccanico, al suo fianco, nelle grandi gare.
Inizia più o meno così la carriera di Colnago come produttore di bici, legata anche a nomi del calibro di Motta e Merckx. E fin dall’inizio il nome dell’azienda è sinonimo di innovazione. Tra le tante, annoveriamo qui quella che vide il marchio lombardo presentare al Salone Internazionale di Taipei, nel 2012, la C59 Disc, la prima bici da corsa con freni a disco, fino ad allora 'riservati' alle mtb. Sulla C59 Disc la forcella e carro posteriore furono riprogettati per sostenere il carico generato dai dischi, con un aumento del peso di soli 150 grammi in più rispetto ai sistemi tradizionali.
Oggi i freni a disco sono una realtà ormai consolidata sui modelli da corsa e gravel. L’Unione Ciclistica Internazionale ha autorizzato il loro uso nelle competizioni ufficiali solo nel 2018.
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6 Gare di lentezza, furti e vincitori scomparsi. Ecco come nacquero le corse ciclistiche
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10 L'avvento del cambio inaugura la 'battaglia' delle invenzioni
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(Foto: Shutterstock)
