Fmoser, il futuro è ibrido con Fantic
A due passi dal Vigorelli, dove il giovane Francesco Moser, appena passato dilettante, era stato a farsi le ossa in pista, è rinato il brand delle biciclette che portano il nome del campione trentino: Fmoser è stato rinnovato grazie a un progetto concepito e sviluppato in seno all'azienda Fantic Motor, da tempo attenta e attiva nel campo dell’e-mobility, e con il supporto di brand quali Fsa, Sram e Garmin. Un progetto che parte dalla nuova linea di e-bike, da strada e gravel, svelata ieri al ventisettesimo piano della torre Pwc in piazza Tre Torri a Milano.
Non una e-bike come le altre perché, grazie al brevettato Dual mode system, può essere facilmente trasformata da elettrica a tradizionale (e viceversa) rimuovendo la ruota posteriore, quella con il motore, e sostituendola con quella, sempre in dotazione, per la pedalata muscolare, non prima di aver sfilato la batteria dal tubo inferiore tramite un comodo coperchio in plastica vicino al movimento centrale. Il tutto senza necessità di tecnici o esperti, ma compiendo un'operazione alla portata di qualsiasi cicloamatore, come è stato dimostrato ai presenti, che non impiega più di qualche minuto.
"Your road, your choice", il motto con cui la prima linea di bici della rinnovata Fmoser si presenta al mercato e alle quali seguiranno nuovi modelli. Per l'occasione sono accorsi, oltre allo Sceriffo, anche Beppe Conti – che ha curato il libro Francesco Moser. Un uomo in bicicletta, edito da Azzurra Publishing e impreziosito dalla prefazione di Bernard Hinault – e diversi rappresentanti del top management di Fantic, a partire dal suo amministratore delegato, Mariano Roman.
“Con Francesco condividiamo visione e valori come la volontà di sfida, l'innovazione, e la passione per ciò che facciamo”, ha detto il ceo di Fantic. Mentre la sfida progettuale che sta alla base delle ibride di casa Fmoser era “tenere insieme il meglio dei due mondi che sono rappresentati dall’elettrico e dal tradizionale”, gli ha fatto eco Enrico Fidelfatti, responsabile ricerca e sviluppo della business unit bike di Fantic e Fmoser.
A tenere le fila dell’unveiling è stata l'ex pallavolista Rachele Sangiuliano, che a fare gli onori di casa ha chiamato sul palco Alessandro Distefano, partner di Pwc specializzato in mobilità e trasporti. "Sostenibilità, innovazione ed energia" sono, secondo Distefano, le tre parole che accomunano Moser e Pwc. "Un modello di business aperto" quello della mobilità sostenibile, e delle e-bike in particolare, ha sottolineato offrendo ai presenti qualche dato di un Survey Pwc, a conferma di come "la cultura della mobilità sostenibile stia invadendo il nostro sistema", un tipo di mobilità che ha già raggiunto un tasso di penetrazione del 38%, con il 43% di propensione all'utilizzo della bicicletta e una persona su tre che in Italia già utilizza sistemi di mobilità condivisa. Più della metà di chi sceglie di spostarsi con questo genere di mezzi, poi, ha concluso Distefano, "lo fa per svago".
Spunti di cui terrà certamente conto la rinnovata rete commerciale dedicata alla promozione del brand. L'Asia rimane il mercato principale per le e-bike, ha spiegato Francesco Scomparin, direttore commerciale di Fantic Motor, ma le “opportunità di crescita” sono diverse: certamente il Nord America, ma anche l’Europa, che è già un mercato consolidato, con la Germania davanti a tutti.
Dopo un fugasce saluto di Paolo Magri, presidente Confindustria Ancma e ad di Eicma, é salita sul palco anche Alessandra Cappellotto, che ha presentato l'impegno di Road to equality per le donne e lo sviluppo del ciclismo in quei Paesi in cui questa possibilità, per le più svariate ragioni, non è accessibile a tutte. "Ci rifacciamo al quinto obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite", ha spiegato Cappellotto, ricordando che "il ciclismo é solidarietà; del resto, i campioni sono unici ma hanno sempre bisogno di una squadra". Anche se ti chiami Francesco Moser.
Presentando il libro Moser e Beppe Conti hanno ricordato con aneddoti i record del trentino, dalle "tre Roubaix consecutive vinte per distacco", ha sottolineato Conti, ai celebri record dell'ora e al Super Prestige del 1978. "Unico italiano a vincere questa specie di mondiale a punti ideato dai francesi", ha chiosato il giornalista. Ora le sfide sono altre, tra le sue amate vigne e, di nuovo, con un brand che porta il suo nome, proprio come quando correva, nella seconda parte della sua più che titolata carriera.