
Dalla pedivella corta alle tacchette, i segreti di una corretta posizione in sella
L’appoggio delle braccia sul manubrio, l’altezza e l’angolazione del sellino, il collocamento delle tacchette, l’inclinazione del piede. Sono molteplici i fattori che servono a determinare la corretta posizione sulla bicicletta per un cicloamatore abituato a percorrere un buon numero di chilometri. Per questo da alcuni anni la figura del bike-fitter ha assunto particolare importanza, non solo per i professionisti che ovviamente possono rivolgersi agli esperti presenti nell’organigramma di ogni team.
Il tutore di Sofia Goggia
Chi pedala per passione può rivolgersi a centri specializzati. A Milano, in zona Navigli, da quattro anni ha aperto un laboratorio dedicato al ciclismo: Ortholabsport, lo studio che da tempo fornisce strumenti di eccellenza ad atleti di prima fascia per affrontare problemi fisici. Qui è stato realizzato il famoso tutore in carbonio per la mano sinistra di Sofia Goggia per completare il celebre recupero lampo di dicembre 2022 con la vittoria a St. Moritz all’indomani dell’operazione a Milano. Tanti i protagonisti degli sport invernali italiani che si sono rivolti al laboratorio milanese: Lara Colturi, Lisa Vittozzi e Federico Pellegrino, per citarne alcuni. Così come i calciatori per i plantari che aiutano molto chi deve praticare uno sport così sollecitante per scatti e cambio di direzione: lo hanno fatto, tra gli altri, Maicon, Amrabat, Iling-Junior, Materazzi e Bonaventura.
Gli errori più comuni
L’esperto di Ortholabsport in materia di bike-fitting è Massimo Monticelli, esperto di biomeccanica del ciclismo con studio a Londra, a dieci minuti da Regent Park. Monticelli, insieme ad Alessandra Sestini Ceo di Ortholabsport, spiega quali sono gli errori più frequenti di chi si rivolge al laboratorio per correggere qualche dolore o semplicemente cercare di migliorarsi prima di affrontare appuntamenti impegnativi, come la Maratona delle Dolomiti. Lo ha fatto anche Justin Mattera. “La problematica più ricorrente è quella dei formicolii alle mani, dovuti a un posizionamento delle braccia troppo rigido - dice Monticelli - è giusto piegare i gomiti in modo da sforzare anche meno la schiena che deve essere tendenzialmente piatta per adagiarsi alla direzione del mezzo. Le mani devono stare sulle torrette superiori del manubrio, sopra freni e leve del cambio in modo da riequilibrare la spinta verso il basso. Quelle manopole del manubrio devono essere come un muro al quale appoggiarsi. L’altro muro ideale deve essere la parte posteriore della sella che sorregge il bacino. Sono i due estremi che il ciclista deve sfruttare per una posizione ideale. Con l’accorgimento di trovare l’inclinazione giusta della sella per garantire una giusta rotazione anteriore del bacino. Per i professionisti di solito si viaggia tra i tre i sette gradi”.
La Ferrari dimenticata
La sella è fondamentale, continua Monticelli: “La sella troppo alta è un classico. Questo comporta movimenti estremi del bacino per andare a raggiungere i pedali con conseguenza di squilibri muscolari tra gli arti di destra e sinistra. In generale ci scordiamo completamente di avere i glutei che, a livello muscolare, sono come una Ferrari. Per azionarli bisogna fare un lavoro di posizionamento con il torso un po’ basso, creando una trazione che non si limiti all’uso dei quadricipiti. Aiuta anche il corretto posizionamento delle tacchette delle scarpe. Ne vedo troppe in corrispondenza della zona anteriore del piede. Invece, devono stare sotto il metatarso. Altrimenti il rischio è di perdere sensibilità alle dita del piede dopo un’ora di pedalata”. Influisce anche la zona tra piede e caviglia: “Quella zona deve rimanere stabile. L’errore tipico è quello di abbassare troppo il piede nella parte finale della pedalata, con la conseguenza di far crollare il tallone generando un movimento che sollecita troppo quella parte. Invece, è consigliato rimanere in un angolo di inclinazione del piede tra 10 e 20 gradi”. Aiuta anche la pedivella corta che migliora la distribuzione della potenza nel momento di spinta. Uno dei primi ad adottarla tra i professionisti è stato Tadej Pogacar. Secondo Monticelli, è un'innovazione che fa bene anche agli amatori.
Sistema con sei telecamere
Questa è solo una descrizione introduttiva dell’analisi che viene fatta. Non a caso servono tre ore, comprensive di una valutazione preliminare della situazione fisica del ciclista. Poi si entra nella fase di bike-fitting vera e propria. Il ciclista posiziona la sua bici (senza le due ruote) su una struttura simile a quella dei rulli e inizia a pedalare in una stanza dotata di un sistema di video analisi in 3D, dotato di 6 telecamere che consentono di acquisire in tempo reale il movimento e analizzare i dati biomeccanici. Senza dimenticare un altro sistema molto avanzato di mappatura dei carichi pressori sul sellino, tramite un rivestimento con 64 sensori che viene posizionato sulla sella e consente di capire se il ciclista sbaglia qualcosa. È il bike-fitting di ultima generazione, la nuova frontiera di chi vuole essere sicuro di pedalare nel modo giusto.