Immagine
Tro Bro Leon 2025 - Credit A.S.O.

Federico Guido

L'epica della Tro Bro Leon, la corsa nata per salvare una scuola

Seconda domenica di maggio, primo weekend del Giro d’Italia 2025. Tutta (o quasi) l’attenzione degli appassionati di ciclismo è rivolta alla terza tappa della Corsa Rosa la quale, pur non partendo dall’Italia, per prestigio, storia e importanza oscura inevitabilmente tutte le altre manifestazioni che, sfortunatamente per loro, si stanno svolgendo in contemporanea.

Accade così che a pochi, non aiutati certamente dalla sovrabbondanza di competizioni sportive in onda simultaneamente, viene in mente di cercare, sintonizzarsi e assistere sui propri dispositivi e tv a una corsa che ieri, ci perdoni il Giro per questa severa ma realistica uscita, si è rivelata alla fine molto più entusiasmante e vivace della Valona-Valona risoltasi con la volata vincente di Mads Pedersen. A chi infatti è venuto il desiderio (e fortunatamente a qualcuno è successo) di scoprire cos’altro offriva il palinsesto ciclistico domenica pomeriggio, non è certamente sfuggito un evento che, dopo pochi istanti di trasmissione, spingeva in fretta a dimenticare, o quantomeno a mettere in secondo piano, la prevedibile conclusione della terza frazione albanese. 

Parliamo della Tro Bro Leon (in bretone: Giro del paese del Léon), una corsa di cui qualcuno avrà sentito parlare di sfuggita, qualcun altro invece ignorerà totalmente l’esistenza e di cui altri ancora, al contrario, conoscono il fascino e auspicano presto una diversa calendarizzazione. Perché è un delitto che i suiveur ieri siano stati costretti a scegliere e, in molti casi, a perdersi un’edizione (la 41ᵃ) della classica bretone come quella andata in scena l’11 maggio. Con il decisivo contributo del maltempo che ha interessato nel weekend l’area attorno a Lannilis (storica sede di partenza e arrivo della manifestazione), l’Enfer de l’Ouest ha messo in bella evidenza tutta la diabolicità che la contraddistingue assumendo i tratti di una corsa a eliminazione tanto sfiancante quanto avvincente. 

La pioggia, scesa copiosa sul Finistère, ha reso i 29 settori di ribinou (termine bretone che indica le stradine di campagna e i sentieri agricoli non asfaltati di cui l’area è disseminata) delle infime piste di fango che, oltre a far assumere ai corridori le sembianze di melmosi cavallerizzi, hanno messo quantomai a dura prova la loro lucidità, la loro pazienza e le loro proverbiali capacità nella guida del mezzo. Ne sono la dimostrazione le cadute, le forature, gli errori nel seguire le indicazioni di percorso che si sono susseguite quasi senza soluzione di continuità per tutta la durata della corsa che, in questo modo, si è sviluppata un colpo di scena dopo l’altro. Da questo folle turbinio di imprevisti e capovolgimenti di fronte sono usciti vincitori Bastien Tronchon (primo al traguardo affiancato dal compagno di squadra Pierre Gautherat), la Decathlon AG2R La Mondiale (la formazione dei primi due classificati), ma anche Valentin Madouas che, essendo risultato il miglior corridore bretone al traguardo, come da tradizione è stato premiato con un maialino locale, elemento questo diventato negli anni uno dei simboli identitari della corsa al pari dei poster illustrati creati per ogni edizione dal fondatore dell’evento Jean-Paul Mellouët.

Questi nel 1984, ispirato dalla della Parigi-Roubaix 1983 vinta da Hennie Kuiper, nel 1984 ha ideato (con l’intento di racimolare i fondi per salvare dal fallimento la scuola Diwan di Ploudalmézeau) la corsa che, dopo esser rimasta per 15 anni nella sfera del dilettantismo, nel 1999 si è aperta ai professionisti facendosi così conoscere e apprezzare dal grande pubblico delle due ruote. Da allora, diverse cose sono mutate (i mezzi con cui si disputa, la preparazione di chi l’affronta, l’interesse mediatico…) ma l’anima essenziale della Tro Bro Leon, un evento rappresentativo del carattere, delle peculiarità e delle forti tradizioni di una terra (la Bretagna) a cui la corsa è inscindibilmente legata, è rimasta e, conoscendo la fierezza bretone, presumibilmente rimarrà sempre la stessa.

Una cosa però, per il bene della gara in sé ma anche di chi la segue, la ama e ci lavora, sarebbe davvero il caso cambiasse, ovvero un posizionamento in calendario che era ed è inadeguato (sempre sovrapposta al Giro d’Italia dal 2021, prima la Tro Bro Leon si è disputata in concomitanza o nei giorni prossimi all’Amstel Gold Race) per far risaltare la magia di una corsa stretta parente della ben più rinomata Parigi-Roubaix, una corsa epica e unica nel suo genere, in grado di richiamare da vicino il ciclismo che fu ed esaltare con i suoi continui sussulti, proprio come successo ieri, vecchie e nuove generazioni.

(Photo credits: ASO-Tro Bro Leon)